Da Francavilla a Roma con amore, tanti confetti ricci e nessun capriccio: il maestro Tardio insegna come si fa anche all’ombra del Colosseo

Qualche mese fa, Giacomo e Giada – promessi sposi, romani doc – erano stati ospiti a un ricevimento nuziale organizzato da una coppia di loro amici in una nota sala ricevimenti di Francavilla Fontana. In quell’occasione si erano appassionati ai confetti ricci realizzati sul momento dal maestro artigiano Gianni Tardio: fu proprio “amore” a prima vista.

Così, lo scorso ottobre, Gianni ricevette un’inaspettata telefonata. Giacomo glielo disse chiaramente: con marcato accento romanesco, lo invitò letteralmente a nozze; per inciso, le sue nozze.

E quindi, col suo prezioso carico di dolciumi – gran parte dei da produrre sul posto – il maestro è partito sabato scorso alla volta della capitale, dove ha dato spettacolo.



Tardio, nella sala ricevimenti delle Sette Fonti, non soltanto ha regalato dolcezza (grazie anche alla sua copeta “live”) ma col suo fare istrionico ha intrattenuto da par suo sposi e ospiti.

Tardio, punto di riferimento nel settore dei confetti o mandorle ricce presidio Slow Food – ma dell’arte dolciaria tipica francavillese in genere – ha 55 anni ha scommesso in questo mestiere 15 anni fa, una tradizione di famiglia: prima di lui il bisnonno, il nonno e il padre. Quarto produttore per una passione e un’arte – in fondo – che si tramanda di padre in figlio.

«Ho cominciato tre lustri fa in punta di piedi – dichiara – proponendo un’evoluzione della nostra tradizione, di modo che potesse evolversi e varcare i confini prettamente francavillesi grazie anche a una buona dose di promozione pubblicitaria: un percorso non sempre facile, ma che ora fortunatamente e con impegno dà soddisfazioni a me e alla mia terra natìa, cui sono e sarò per sempre legato».

«Fino a poco tempo fa il confetto riccio era considerato – conclude – come un a vecchia Fiat 500, bella ma antica. Il mio sogno è stato sempre quello di trasformarlo in una Ferrari, considerate le potenzialità di cui dispone. Non voglio dire di avercela fatta, ma di sicuro oggi rappresenta più rispetto a quella pur bella ma lenta Fiat 500 e ciò lo si deve a un’accresciuta consapevolezza dei produttori come me ma anche un’accresciuta percezioni dei consumatori, che si fidano del nostro presidio Slow Food».

Resta aggiornato

Iscriviti alle nostre newsletter

WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com