“La partita con mamma e papà” nel carcere di Brindisi: momento di apertura e rieducazione tra detenuti, mogli e figli

Il carcere non solo come luogo in cui scontare la pena ma anche e anzi soprattutto per la rieducazione. L’idea del carcere unicamente come posto di costrizione è contrario, del resto, ai principi costituzionali. I detenuti devono sì, pagare per gli errori commessi – o, nel caso di custodia cautelare, da non ripetere nell’immediato – ma principalmente riflettere su quegli stessi errori, senza tralasciare il fatto di aver lasciato una vita e delle famiglie fuori da quelle mura, spesso mogli e figli (anche piccoli).

La rieducazione passa quindi anche dall’apertura – autorizzata – delle porte dei penitenziari. Ed ecco com’è nata “La Partita con mamma e papà”, tenutasi ieri (18 giugno) anche nel carcere di Brindisi: un atteso incontro tra genitori detenuti e i loro figli. Organizzata da Bambinisenzasbarre Ets, col placet dell’amministrazione penitenziaria del carcere di Brindisi e il contributo della garante dei detenuti Valentina Farina, nell’ambito della significativa campagna di sensibilizzazione europea “Non un mio crimine ma una mia condanna”, l’evento si conferma un pilastro nel sostegno ai bambini che vivevano la difficile realtà di avere un genitore in carcere.

Nel corso dell’incontro, un padre ha potuto incontrare per la prima volta il suo figlioletto nato quando egli era già in carcere; un altro ha potuto abbracciare, in un sol colpo, moglie e tre figli dopo tre anni e mezzo. Poi si sono potute apprendere storie di riscatto sociale: non solo il pentimento per quanto commesso fuori, ma anche sociale col conseguimento del diploma. Insomma, tutto un micro-cosmo che non si compone (soltanto) di criminali incalliti e incorreggibili ma di tante storie simili in parte o in tutto a quelle di ciascuno di noi. Si sbaglia, certo; ma si può pur sempre rimediare a quegli sbagli. E la vicinanza dei propri cari, persino una volta ogni tanto, aiuta molto in questo senso.

Silvia Epicoco

Lo sostengono studi specifici e, ovviamente, anche i promotori dell’iniziativa in questione. Come Silvia Epicoco di Bambinisenzabarriere Ets: «Siamo tutti parte di una stessa squadra quando si tratta di queste iniziative, i passaggi e gli scambi sono fondamentali e l’importante è passare delle belle ore di divertimento».

Valentina Farina

Soddisfatta anche Valentina Farina, garante brindisina delle persone private della libertà personale: «Siamo fieri della realtà di Brindisi e dell’associazionismo locale che ci consente di costruire dei servizi in una realtà che, seppur piccola, è ancora poco strutturata con tante esigenze».

Paolo Pietro Mola

Parla di impegno in tale direzione di “apertura” (in linea con la legge) anche l’ispettore capo della polizia penitenziaria Paolo Pietro Mola: «Sì, c’è impegno da parte degli operatori esterni, da parte dell’area educativa e da parte di tutti i colleghi anche se è difficile, soprattutto in questo periodo, garantire tutto ciò che riusciamo a garantire».

La giornata, nel carcere di Brindisi, è stata strutturata per massimizzare l’interazione e la spontaneità. Nella zona d’aria del penitenziario si sono tenute, alla presenza di padri detenuti (la casa circondariale di Brindisi è solo maschile) e mogli degli stessi si sono tenute partitelle a calciobalilla e qualche tiro a canestro.

Il progetto, realizzato grazie al contributo del Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e in stretta collaborazione con il Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, si propone di creare un prezioso percorso di normalità, vicinanza e condivisione. Nonostante la detenzione, l’iniziativa offre alle famiglie la possibilità di vivere un momento di eccezionale valore emotivo: ciò che per la maggior parte dei bambini è un semplice attimo di quotidianità, per i figli di persone detenute diventa un ricordo indelebile e straordinario.

L’esterno del carcere di Brindisi

Questa iniziativa è inserita nel più ampio contesto della “Giornata carceri aperti”, un progetto che mira a promuovere la trasparenza e una maggiore conoscenza del sistema penitenziario italiano. Aprendo le porte degli istituti alla società civile, si intende stimolare il dialogo e abbattere i pregiudizi, riconoscendo il diritto dei bambini a mantenere un legame significativo con i propri genitori, anche in situazioni di privazione della libertà. “La Partita con mamma e papà” non è solo un gioco, ma un ponte essenziale per il mantenimento dei legami familiari, fondamentale per il benessere psicologico dei minori e per il percorso di riabilitazione del genitore detenuto.

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