Si è concluso con un esito favorevole per gli imputati un complesso procedimento presso il Tribunale di Brindisi. Il gup Simone Orazio, con una sentenza emessa lo scorso il 17 giugno, ha dichiarato il “non luogo a procedere” nei confronti di due farmacisti e della segretaria di un ambulatorio medico di Oria. La decisione è giunta “perché il fatto non sussiste”.
Il percorso giudiziario aveva avuto inizio, cinque anni fa, con l’apertura delle indagini preliminari da parte della Procura della Repubblica di Brindisi: titolare del fascicolo, il sostituto Raffaele Casto. Il tutto era partito dalla denuncia dell’allora presidente dell’Ordine dei farmacisti, il quale aveva accolto la segnalazione giuntagli da un collega e cioè che i pazienti di un ambulatorio medico di base (di famiglia o medicina generale, che dir si voglia) fossero puntualmente indirizzati dalla segretaria – dietro compenso – verso un paio di farmacie piuttosto che altre. In termini giuridici, corruzione per l’esercizio della funzione.
Le indagini avevano raggiunto la loro conclusione con la notifica del relativo avviso, notifica avvenuta il 17 luglio 2024. Gli indagati indicarono quali loro difensori gli avvocati Massimo e Riccardo Manfreda e Roberto Palmisano del Foro di Brindisi, e l’avvocato Gianluca Auletta del Foro Bat, che presentarono memorie difensive, documenti aggiuntivi e richiesero di essere sottoposti a interrogatorio oltre che l’espletamento di ulteriori indagini ritenute necessarie per dimostrare la propria estraneità ai fatti. Successivamente a questa fase, il procedimento è approdato all’udienza preliminare dinanzi al giudice Orazio. Sono stati ascoltati la pubblica accusa e gli imputati, ma la sentenza del 17 giugno ha decretato l’impossibilità di procedere con l’azione penale.
La formula adottata, “il fatto non sussiste”, riveste un significato particolarmente forte, indicando non una semplice carenza di prove – come sottolineano gli avvocati – ma piuttosto una mancanza proprio della materialità del fatto che costituirebbe reato, o una sua evidente non riconducibilità agli imputati. Questa pronuncia libera completamente le persone coinvolte da ogni accusa, evitando loro l’onere e lo stress di un dibattimento processuale.
Per i due farmacisti e la segretaria dell’ambulatorio medico, questa decisione rappresenta la fine di un lungo periodo di incertezza e la piena riaffermazione della loro integrità professionale e personale. Le motivazioni complete della sentenza, che chiariranno nel dettaglio le ragioni di tale esito liberatorio, saranno depositate dal gup Orazio entro i prossimi trenta giorni. L’accusa, per quanto grave, era come detto piuttosto semplice: la segretaria di un medico – incaricata di redigere le ricette per la prescrizione dei farmaci – si sarebbe appoggiata principalmente su un paio di farmacisti (e di farmacie) prendendo da loro dei soldi e in tal modo non solo procurandosi e procurando un vantaggio personale, ma anche penalizzando la libera concorrenza.
Nulla di provato concretamente o, per dirla con la formula di legge, nulla di sussistente e nessuna conseguenza per i tre imputati che – dopo cinque anni – si sono scrollati questo peso di dosso.
«Sindaco chiede partecipazione su Palestina? Noi ci siamo». Sindacato e associazione subito disponibili: attendiamo convocazione, parliamone
La bocciatura della mozione pro Palestina dal Consiglio comunale di Oria continua a far discutere e riflettere. Venerdì scorso, il Consiglio ha respinto a maggioranza