Omicidio Stasi, i legali dopo esito Corte d’Assise: sentenza da rispettare, ma ci sono altri gradi di giudizio. Attanasi: «Non si gioisce per ergastolo»

[Nella foto in alto: da sinistra, gli avvocati Domenico Attanasi e Maurizio Campanino]

A seguito decisioni della Corte d’Assise di Brindisi nel processo per l’omicidio di Paolo Stasi, si registrano i commenti – di tenore opposto – da parte dei difensori del principale imputato (Cristian Candita, condannato all’ergastolo) e delle parti civili (i familiari di Paolo Stasi, papà Pino, mamma Nunzia e sorella Vanessa). Gli avvocati Maurizio Campanino e Domenico Attanasi usano toni comprensibilmente diversi. Non si può certamente commentare a cuor leggero una sentenza così pesante e, difatti, nessuno dei due lo fa.

L’avvocato Campanino, un po’ deluso, ha dichiarato a caldo quanto segue: «Le sentenze mi hanno lasciato naturalmente sorpreso, speravo e mi aspettavo un epilogo diverso anche perché mi era parso che il processo avesse preso una strada diversa. È chiaro – ha aggiunto – che delle sentenze si prende atto e poi si appellano, cosa che sicuramente faremo dopo il deposito della motivazione. Perché siamo convinti – ha proseguito – soprattutto per quanto concerne gli aspetti della premeditazione del concorso anomalo dell’insufficienza di prove rispetto a tali elementi, sinceramente andremo in fondo per riportare questa pronuncia quanto più possibile vicino alla verità».

L’avvocato di parte civile Attanasi, invece, ha commentato in questi termini il verdetto della Corte: «Non si gioisce mai per la condanna all’ergastolo, tanto più quando il ‘fine pena mai’ colpisce una persona molto giovane, sia pure imputata per fatti di estrema gravità. Tuttavia, non possiamo che esprimere soddisfazione per un esito processuale che conferma integralmente il teorema accusatorio sostenuto anche dalla parte civile, in ordine alle modalità e alle responsabilità per l’uccisione di Paolo Stasi».

La sua analisi prosegue sottolineando un altro aspetto cruciale della sentenza: l’assoluzione della madre di Paolo, coinvolta in un filone di indagine legato al traffico di stupefacenti: «Allo stesso tempo – ha dichiarato Attanasi – accogliamo con soddisfazione la sentenza di assoluzione di Annunziata D’Errico che restituisce, per quanto possibile, alla mamma di Paolo un minimo di serenità, ripristinandone l’onorabilità attraverso l’esclusione di ogni e qualsivoglia responsabilità penale a suo carico».

Non può esserci tifo in un processo penale, ma solo ricostruzioni fattuali e tecnico-giuridiche possibili, fino al terzo grado di giudizio, di modifiche anche sostanziali. Salvo condanna definitiva, anche Candita è da presumersi innocente fino all’eventuale pronunciamento negativo della Cassazione.

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