L’ennesimo rabbioso attacco portato da Maurizio Bruno all’Amministrazione Denuzzo riporta alla mente un noto editoriale – “Il Volo del Tacchino” – a firma di quel mostro sacro che fu Indro Montanelli – che così concludeva: “si librava in volo, quindi un frullar d’ali, e, dopo, il tonfo”.
Infatti, dopo 24 ore di titoloni, gli effetti del potente manrovescio giuridico infertogli dai suoi affettuosissimi alleati, i quali non hanno perso un sol minuto per ricordargli che il rispetto delle procedure non costituisce un optional per le attività delle Pubbliche Amministrazioni, hanno fatto sì che un silenzio tombale cadesse sul futuro del Centro Occupazionale.
Pur tuttavia, Bruno ha la possibilità – sol che lo voglia – di recuperare lo smacco subito. Potrà farlo però, solo se deciderà di assumere seriamente il ruolo di oppositore ad una Amministrazione e ad una maggioranza che ormai pare essere ai decimali negli indici di gradimento della opinione pubblica. Potrà farlo, però se, soprattutto, dimostrerà di avere coraggio.
Il coraggio di denunciare l’inettitudine di una classe politica, ormai imbavagliata e irretita da un segretario generale che la comanda e la dirige dall’alto dei suoi numerosi e, non di rado, confliggenti incarichi, su cui sarebbe opportuno accendere qualche riflettore in più, ad iniziare da quello ricoperto nella CUC di Montedoro, che nel caso del bando-ponte sulla raccolta rifiuti, di fatto si caratterizza per rivestire al contempo sia il ruolo di controllore che di controllato.
Il coraggio di denunciare l’assoluta assenza di trasparenza di un Ente in cui un molto discusso Dirigente esprime parere negativo in relazione a una Proposta di Deliberazione del Consiglio comunale per la verifica e l’accertamento delle cause che determinano l’imponente massa di debiti fuori bilancio, così frapponendosi alla funzione primaria del Consiglio comunale che è quella di organo di indirizzo e controllo politico amministrativo.
Il coraggio di denunciare le discriminazioni e le ritorsioni, dirette e indirette, nei confronti dei dipendenti “non allineati”:
Il coraggio di denunciare lo scandalo di un appalto rifiuti, capace di doppiare sé stesso grazie ad un regime di proroghe su cui vi è registrato un molto imbarazzante e trasversale silenzio. Tutto ciò nel mentre la città si presenta più sporca che mai, nel mentre i giovani francavillesi occupati dalla Monteco diminuiscono giorno per giorno come numero, in conseguenza della palese volontà della società di attingere all’esterno del circuito occupazionale locale.
Il coraggio di denunciare il clamoroso fallimento delle politiche sulla mobilità urbana, che tante ironie e giustificati sarcasmi ha suscitato anche nei centri viciniori.
Il coraggio di denunciare la pavidità di una amministrazione comunale più adusa ad attingere da graduatorie esterne che a bandire e a completare concorsi, di cui la revoca del maxi concorso per l’assunzione di vigili urbani che tanto ha fatto infuriare i giovani francavillesi né è un magnifico esempio.
Il coraggio di denunciare e porre mano ad una totale riorganizzazione del Corpo di Polizia Municipale, oggetto da qualche anno a questa parte di una scientifica pianificazione di ben individuate carriere, pianificazione resa più agevole non solo da un uso – e probabilmente abuso – dello strumento del distacco sindacale, ma anche dal silenzio beota di un ceto politico privo di qualsiasi autorevolezza.
E’ pur vero che se uno il coraggio non ce l’ha, “mica se lo può dare”, scriveva tanti anni fa il Manzoni ne “I Promessi Sposi”. Ma se così non è, Maurizio Bruno apra da subito la crisi, sfiduciando l’Amministrazione Denuzzo sì da consentire allo stesso Sindaco la ricandidatura, agognata da gran parte della città, seppure per motivi opposti a quelli degli aficionados del primo cittadino.
In caso contrario, la smetta, Maurizio Bruno, di lanciare improbabili penultimatum, poiché in tal caso il rischio di far la fine del tacchino di montanelliana memoria sarebbe attuale e concreto.