Otto pistole semiautomatiche. Giubbotti antiproiettili. Corso per difesa personale. Armi bianche. Spray urticante. Bastoni distanziatori. Manette. Forse anche bodycam e autoscan. Non è Israele né l’Ucraina, ma neppure la Russia o la Palestina. Nulla di tutto ciò, è semplicemente Oria.
Una realtà, a quanto pare, pericolosissima già da prima dell’attentato incendiario dello scorso 25 marzo, quando un paio di persone decisero di mettere a fuoco le due auto di servizio della polizia locale. Il nuovo corso della neo comandante Maria Teresa Saracino è cominciato col botto, ma prima del botto. Le nuove dotazioni – compatibili con la possibile ma non obbligatoria dotazione della polizia locale – sono state acquisite direttamente dalle comunicazioni all’Anac, obbligatorie dallo scorso anno.
Spese condivise e autorizzate dall’amministrazione comunale, ma mai passate dal Consiglio comunale che dovrebbe avere voce in capitolo quantomeno sulle armi (ma non solo). I vigili urbani – un tempo si chiamavano così – non erano dotati di pistole, a Oria, da una decina d’anni.
Vi sono anche stati in passato anni turbolenti, ma l’incendio di tre mesi fa rappresenta un’eccezione in un contesto ormai tutto sommato tranquillo e, come tale, rimasto isolato. Quel fatto ha comportato una maggiore presenza delle forze dell’ordine, che hanno di sicuro comminato sanzioni per violazioni al codice della strada senza aver stanato pericolosi criminali.
Ora però ecco tutte queste tutele a protezione del nugolo di agenti a disposizione della comandante, proprio oggi subentrata al suo ex superiore Daniele Gigante (alto ufficiale della polizia locale a Brindisi, dov’è tornato in servizio a pieno regime).
La prudenza non è mai troppa, ma il confine tra prudenza ed eccesso – in ogni ambito – può essere labile. Si spera che nessuna delle nuove dotazioni della polizia locale targata Saracino debba per davvero servire (come al 99 per cento sarà). Ad ogni modo, è a ufficialmente cominciata la guerra al… traffico.