Investimento bancario col trucco dopo vincita milionaria al “10 e Lotto”: istituto di credito condannato a risarcire oltre 50mila euro

Una vincita clamorosa, fortunatissima di un milione di euro e poi qualche investimento però rivelatosi a perdere, contrariamente a quella vincita. Il sogno di tutti diventato, in parte, qualcosa di molto simile a un incubo. Quando un uomo di Oria giocò e vinse al “10 e lotto” a Monteiasi (Taranto) non pensò soltanto a se stesso e anzi decise di investire circa 200mila euro in una polizza vita, mentre 100mila euro li regalò ai suoi figli che decisero di seguirlo in questo presunto investimento.

I dipendenti della banca anche finanziaria, a quel tempo, convinsero il fortunato vincitore e i suoi figli a riversare quei soldi in un prodotto presentato come sicuro, garantendo loro che il capitale non sarebbe stato soggetto alle fluttuazioni dei mercati finanziari.

Quella fu presentata loro, insomma, come una polizza garantita. Dopo qualche anno, però, i tre si sono accorti che quella polizza così garantita non era: dopo appena due anni, l’investitore principale perdeva circa 25mila euro, mentre gli altri due tra i 14 e i 15mila euro.

L’avvocato Giuseppe D’Ippolito

Quindi si sono rivolti all’avvocato Giuseppe D’Ippolito del Foro di Taranto, ma con studio professionale a Oria, per vederci chiaro. Il prodotto venduto loro, si è scoperto, non era una polizza vita ma un investimento ad alto rischio finanziario. Così, intanto, hanno disinvestito, hanno recuperato il residuo e citato la banca per il risarcimento del danno. In sostanza, contestando: inadempimento rispetto agli obblighi informativi, errata profilatura dei clienti e mancato rapporto del prodotto rispetto al profilo di rischio emerso. L’istituto di credito, in buona sostanza, non avrebbe potuto rifilare quel tipo di prodotto così rischioso a persone scarsamente scolarizzate (terza media) e con esperienza pari a zero negli investimenti finanziari.

Nei giorni scorsi, quindi, la giudice Annagrazia Lenti ha condannato la banca a risarcire una somma complessiva di oltre 52mila euro, più interessi legali, a favore di tre correntisti per danni derivanti da investimenti in polizze assicurative rivelatisi nulli o gestiti con condotta inadempiente. Il contenzioso era incentrato sulla richiesta di nullità, risoluzione e ripetizione delle somme investite in prodotti finanziari e assicurativi complessi, con contestuale richiesta di risarcimento danni. Il Tribunale, al termine della fase decisionale, ha accolto le domande degli attori, riconoscendo profili di responsabilità diversi ma convergenti in capo all’intermediario finanziario.

Nello specifico, la sentenza ha accertato: la nullità dell’investimento limitatamente alla posizione del primo investitore. L’accertamento di nullità implica che il contratto fosse viziato sin dall’inizio per ragioni attinenti, presumibilmente, alla violazione delle normative sulla trasparenza o sulla corretta informativa; la condotta inadempiente dell’intermediario per quanto riguarda le posizioni di due dei ricorrenti. Questo accertamento si riferisce alla violazione degli obblighi di diligenza, correttezza e adeguatezza dell’operazione finanziaria rispetto al profilo e agli obiettivi di investimento dei clienti, come previsto dal Testo unico della finanza (Tuf).

Per effetto di tali accertamenti, il Tribunale di Taranto ha condannato la banca a risarcire e restituire le seguenti somme, oltre agli interessi legali maturati dalla domanda al saldo pari a 13.469,86 euro, 12.311,47 euro; 26.531,33 euro (al primo investitore). Il totale delle somme liquidate in favore dei tre correntisti ammonta per la precisione a 52.312,66 euro, rappresentando un significativo ristoro economico per gli investimenti contestati. La condanna si è estesa anche al capitolo delle spese di lite. La banca è stata condannata al pagamento integrale delle spese di giudizio e compenso professionale, oltre al rimborso forfettario delle spese generali, Cap e Iva.

Queste somme sono state disposte con la clausola di distrazione a favore dell’avvocato Giuseppe D’Ippolito, procuratore degli attori, che ne aveva fatto espressa richiesta. Il Tribunale ha invece disposto la compensazione delle spese di giudizio tra gli attori e l’altra convenuta (la banca) evocata in giudizio in qualità di soggetto emittente delle polizze. La decisione del Tribunale di Taranto conferma l’orientamento della giurisprudenza a tutela del risparmiatore, ponendo l’accento sulla rigorosa applicazione degli standard di diligenza e trasparenza a cui sono vincolati gli intermediari finanziari nella vendita di prodotti complessi come le polizze assicurative a contenuto finanziario.

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