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Il parroco chiude l’Acr. Mamme, volontarie e 150 ragazzi sconvolti: “Perché?”

Don Raffaele Giuliano
Don Raffaele Giuliano

C’è una domanda che da settimane frulla nelle teste di parrocchiani, genitori, ragazzi e ragazze di Torre Santa Susanna: “Perché?”. Qual è la ragione che ha spinto don Raffaele Giuliano a chiudere l’ “Azione cattolica ragazzi” della Chiesa Madre, dopo 30 anni di storia? Le iscrizioni abbondavano come sempre con oltre 150 tesserati – una delle realtà più vitali e attive dell’intera Diocesi – i volontari non mancavano, i fondi per sostenere le spese nemmeno: ognuno ha sempre messo il suo. A don Raffaele quel centro di esperienze, di vita, di crescita, di educazione e formazione di intere generazioni non ha mai rubato un solo minuto, mai sottratto una stilla di energia o un centesimo di supporto. Nulla: alcun fastidio. E allora perché chiuderlo? Alle mamme e le volontarie che anche in lacrime hanno chiesto spiegazioni, don Raffaele ha risposto che “l’Acr è un percorso di vita diverso, che non ha nulla a che vedere col catechismo”. Punto. E quando tutte assieme gli hanno restituito le chiavi dell’oratorio, sperando che vedendole così unite, compatte e determinate, accettasse almeno di aprire un confronto, don Raffaele – raccontanto – ha solo risposto: “Ah bene, grazie. Arrivederci”. Quella porta non si è più riaperta.

foto_vescovo_pisanello_turrisi_8apr2010.previewPer 5 anni don Raffaele non aveva mai dato particolari segnali d’insofferenza. Certo, raccontanto mamme e volontarie, non ha mai preso parte alle attività, ma nemmeno le ha mai scoraggiate o intralciate. Poi, l’anno scorso, i primi dardi, i segnali, la manifestazione esplicita di dubbi e perplessità: sequela di atteggiamenti culminata con la mancata benedizione delle tessere dell’ultima iscrizione. Ora per quelle mamme, per le sette volontarie, per i 150 ragazzi rimasti orfani dopo 30 anni di un punto di ritrovo sicuro, non resta molto altro da fare che appellarsi al vescovo. Monsignor Vincenzo Pisanello stesso è un “acierrino”, un iscritto, e ha sempre esaltato questo baluardo di formazione ed educazione cristiana, sia con le parole che con i fatti. Ora sta nelle sue mani la possibilità di salvarlo dall’oblio, da una liquidazione frettolosa, inspiegabile e che rischia solo di allontanare le nuove generazioni da una chiesa che, con Papa Francesco, pareva volersi aprire ancora di più al mondo e ai giovani.

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