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«Quanti disservizi alle Poste, ci ho perso mezza giornata: meglio rivolgersi altrove»

poste ufficio postale generico

«Credo che alle Poste di Oria non ci tornerò più». È la conclusione cui è giunta una donna che ieri, a suo dire, ha perso mezza giornata per pagare dei semplici bollettini a causa soprattutto di un qui pro quo avuto con uno degli impiegati allo sportello. Cos’è successo, lo racconta la diretta interessata:

«Ieri (giovedì 25 maggio) intorno alle 16,30 raggiungo gli uffici postali di via Frascata, entro e prendo il numero 130. Prima di me c’erano soltanto due persone. Dopo quasi tre quarti d’ora di attesa, finalmente arriva il mio turno, mi presento allo sportello con i miei bollettini e passo il primo all’impiegato. Quello lo prende, lo registra e gli pago il dovuto. Dopo di che, quando gli passo il secondo, m’invita a prendere un altro numerino e a rimettermi in fila. Nel frattempo, infatti, era giunta altra gente. Gli manifesto il mio disappunto e chiedo spiegazioni, e quello mi dice che ormai aveva chiuso il conto e che il regolamento delle Poste prevede, dopo ogni chiusura, una nuova apertura con un altro numerino. Siccome avevo un appuntamento col mio medico, decisamente indispettita, giro i tacchi e me ne vado. Ritorno dopo la visita, perché avevo urgenza di pagare quelle bollette in scadenza, pazientemente mi sorbisco un’altra ora di attesa, e finalmente riesco a pagare anche gli altri tre bollettini. Infine, chiedo e ottengo di poter parlare col direttore, il quale cerca di giustificare l’errore dell’impiegato e mi spiega di nuovo che purtroppo il regolamento stabilisce così, ma che se avessi fatto presente l’urgenza che avevo, per andare dal dottore, probabilmente mi sarebbe stata fatta la cortesia».

«Io sono di Oria – prosegue – ma da qualche tempo vivo a Manduria e posso assicurare che una cosa del genere non mi è mai successa: là sono velocissimi e anche cortesi, perché di quest’esperienza negativa mi è rimasta impressa anche un’altra cosa… Dovendo compilare un bollettino in bianco, mentre aspettavo, a un certo punto mi sono poggiata sul bancone accanto a un signore, che evidentemente non ha gradito questa cosa e, nonostante gli avessi chiesto scusa, mi ha risposto con tono non proprio cordiale: “Tranquilla, signo’, fai come se fossi a casa tua, eh!”. Morale della favola, vuoi per i tempi biblici d’attesa, vuoi per l’inconveniente che mi è capitato, io d’ora in poi mi guarderò bene dal servirmi delle Poste di Oria… Rispetto il lavoro altrui, ci mancherebbe, ma credo che anche dall’altra parte ci dovrebbe anche essere rispetto per le esigenze e gli impegni dei clienti, mi sembra proprio il minimo».

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