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Castello di Oria, spunta una diffida: “Il Comune chieda subito i danni, altrimenti lo faremo noi”


“I danni li chiedete voi o, al posto vostro, li rivendichiamo noi”. Questo è il senso.

La proprietà ha chiesto di stoppare tutto perché – è scritto a chiare lettere – non più interessata al cambio di destinazione d’uso del castello di Oria (da residenziale a direzionale, si legge in una Pec inviata nella mattinata domenica 20 giugno all’Ufficio tecnico del Comune), ma intanto proprio dal protocollo dello stesso ente spunta un altro interessante documento: otto cittadini elettori, quattro dei quali consiglieri comunali, lo scorso 15 giugno, hanno intimato alla sindaca Maria Lucia Carone (missiva indirizzata per conoscenza anche a Prefettura di Brindisi e Procura presso la Corte dei Conti della Puglia) di chiedere i danni alle persone condannate in sede penale – a vario titolo – tra il 2016 e il 2019 per gli abusi edilizi commessi e, ovviamente, anche per le carte false, vere o presunte che siano state. Se non vi procederà l’Amministrazione entro dieci giorni – sostengono gli stessi cittadini – saranno loro stessi a sostituirsi a essa.

La questione è da spiegare.

Quando i principali imputati patteggiarono la pena, il giudice del Tribunale di Brindisi stabilì che il danno avrebbe potuto essere quantificato in separata sede, cioè dinanzi al giudice civile. Una procedura che avrebbe potuto essere attivata sin da subito, ma che sino ad oggi non è stata mai attivata. Ora, però, si corre il rischio che una delle possibilità concesse dalla legge, per un eventuale ristoro, possa volatilizzarsi. Difatti, il prossimo 20 luglio potrebbe decadere – per intervenuta prescrizione quinquennale – la possibilità di rivendicare i danni nei riguardi di due imputati in quel procedimento sfociato in un processo e poi, di fatto, condannati, seppure in applicazione di pena concordata tra le parti (accusa e difesa), ossia il cosiddetto patteggiamento.

Stesso discorso, ma fortunatamente con ancora diverso tempo a disposizione, per la sentenza 275/19, sempre del Tribunale di Brindisi e sempre riveniente dal processo inerente il procedimento sul castello di Oria, sempre che – dopo la condanna in secondo grado – non penda un ricorso per Cassazione.

Reati, danni e spese legali accertati, insomma, ma finora mai rivendicati dal Comune di Oria, ora invitato a battere cassa sia da amministratori locali di minoranza che da semplici cittadini, i quali si professano anche pronti a fare da sé in sostituzione, nel caso di eventuale, ulteriore inerzia da parte dell’ente.

In tal caso, il Comune potrebbe sempre aderire alla richiesta risarcitoria. In caso diverso, la quantificazione dei danni gioverebbe comunque alle casse pubbliche e non a quelle private dei cittadini proponenti l’azione legale.

Il tempo stringe e il clima si accalda ad Oria, sia sul piano meteorologico che politico-amministrativo e – successivamente, probabilmente, nuovamente – giudiziario.

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