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Oria, voto di scambio: presidente del Consiglio comunale e testi ascoltati dal giudice

metrangolo-tribunale-brindisiSi è celebrata questa mattina presso il tribunale di Brindisi la prima udienza del processo relativo al presunto voto di scambio in occasione delle elezioni amministrative di Oria nel 2011, che vede imputati il presidente del Consiglio comunale Antonio Metrangolo e altre cinque persone: il 32enne Giuseppe De Gaetani; il 47enne Donato Ottaviano; il 54enne Fernando Dell?Aquila; il 57enne Roberto Memmola; il 61enne Ubaldo Patisso. Nessuno degli imputati, a parte Metrangolo, che ha reso dichiarazioni spontanee al giudice, si è presentato in aula dove, oltre agli avvocati Roberto Palmisano e Pasquale Fistetti, erano presenti i testimoni citati dal pubblico ministero Raffaele Casto: Franco Arpa; l’ex comandante del Norm dei carabinieri di Francavilla Fontana, tenente Simone Clemente; il comandante della stazione dei carabinieri di Oria, luogotenente Roberto Borrello; il 49enne Nicola Marinò; il 43enne Giuseppe Carone. Assente la 37enne Maria Grazia Durante, moglie di Metrangolo, giustificata dalla presentazione di un certificato medico.

Nel corso dell’udienza, inizialmente fissata per le 9, poi spostata alle 13, sono stati ascoltati i testimoni e, fatto più rilevante della giornata, ha deposto il principale imputato, ossia Metrangolo. Questi ha contestato la citazione diretta a giudizio, disposta dal magistrato inquirente che – a suo dire – non avrebbe potuto procedere in tal senso per il fatto di non averlo interrogato in fase d’indagine.

I fatti oggetto di contestazione, relativi al presunto reatocontinuato  di «dazione, offerta o promessa illecita di utilità ad uno o più elettori» risalgono alla campagna elettorale per le consultazioni comunali di Oria del 2011. In quell’occasione – sostiene l’accusa – Metrangolo, poi eletto nelle fila di Noi Centro, candidato più suffragato della sua coalizione, avrebbe “acquistato” alcune delle preferenze dando o promettendo dei buoni carburante da dieci euro.

Tesi, questa, sconfessata in toto dai difensori sia per quanto riguarda Metrangolo, sia per quanto concerne gli altri imputati. Tra essi figurava inizialmente anche un altro presunto beneficiario delle regalie di Metrangolo: il 32enne Pietro De Virgilis, la cui posizione è stata stralciata dopo che quest’ultimo ha denunciato il pm e i carabinieri per falso e abuso d’ufficio.

De Virigilis, come gli altri, sostiene di non sapere nulla dei buoni carburante e, in più, di essere stato rinchiuso in una stanzetta della caserma dei carabinieri dalle 15 alle 21 mentre sua moglie veniva interrogata altrove.

In quanto ai famosi buoni, De Virgilis aveva sostenuto: «Ne sono stati acquisiti 268 dall’1 gennaio all’1 giugno del 2011 e di questi solo uno gli stessi carabinieri hanno voluto attribuirlo a Memmola, mentre gli altri non li hanno potuti attribuire a nessuno perché erano attribuibili ai mezzi impiegati dalle forze dell’ordine in occasione del campo profughi Oria-Manduria di quel periodo. La mia colpa è quella di essere stato attinto da una lettera anonima e pur frequentando Metrangolo non ero a conoscenza di quanto i carabinieri volevano sentirsi dire».

 

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