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Province più felici d’Italia: Brindisi tra le prime 10. La Puglia è in vetta

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Nonostante la disoccupazione dilagante, l’inquinamento, la microcriminalità, la mafia e chi più ne ha più ce ne risparmi, Brindisi entra con uno scatto di reni e d’ottimismo verso il futuro nella top ten delle province più felici d’Italia. E’ decima su 107. Decima, nonostante tutto. A dirlo, con tanto di studio dettagliatissimo, è “Voices from the blog”, che ha valutato il termometro della felicità in Italia analizzando 40 milioni di messaggi postati dagli italiani sul social network “Twitter”.

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“Nel 2013 – si legge nell’introduzione alla ricerca – gli italiani si scoprono, complessivamente, più felici. La nuova analisi della Twitter-Felicità mostra infatti un contenuto positivo nel 60,3% dei commenti, un risultato che fa balzare verso l’alto l’indice iHappy. A livello nazionale, la tristezza è stata il sentimento prevalente soltanto per 55 giorni, di cui 49 concentrati nei mesi invernali. Non a caso è proprio l’inverno la stagione più triste col 50,2% di tweet felici. Il fondo è stato toccato a gennaio, quando solo 4 italiani su 10 avevano il sorriso sulle labbra. Al contrario, come già accaduto nel 2012, il mese di marzo ha visto felici oltre 2 italiani su 3 (67,4%)”.

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“Se i primi mesi dell’anno hanno protratto l’ondata di tristezza – scrivono ancora gli autori della singolare inchiesta – la primavera 2013 ha dunque prodotto un nuovo slancio. Nonostante le tante preoccupazioni vissute nell’anno appena concluso, in rete emerge, dopo l’esito delle elezioni politiche, una nuova aria di speranza e rinnovamento. Nella classifica di iHappy, Puglia ed Emilia-Romagna risultano le regioni più felici con valori intorno al 66%, mentre Lombardia e Veneto si fermano al 53% e sono in fondo alla classifica. Ma è Genova la capitale della felicità. La provincia del capoluogo ligure si colloca infatti al primo posto con l’indice iHappy più elevato (75,5% di tweet felici) seguita a poca distanza da Cagliari (75,1%)”.

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In assoluto però la provincia più triste dell’anno è stata Aosta (44,2%), seguita da Nuoro (45,8%), che si conferma anche quest’anno penultima, e Padova (45,9%). Picchi di tristezza anche a Venezia (48%), a Brescia, e in molte altre provincie lombarde (tutte intorno al 50%), così come ad Olbia-Tempio (49,5%), che come la vicina Nuoro è stata una delle zone più colpita dal ciclone Cleopatra.

“In assoluto – rivela lo studio – il 12 luglio, un fresco venerdì d’estate, si è rivelato essere il giorno più felice dell’anno con un 80,4% di tweet positivi. Quel giorno grazie ad una ricerca finanziata da Telethon, sei bambini guariscono da malattie ritenute incurabili, il Consiglio dei Ministri cancella le differenze tra figli legittimi ed illegittimi, e la 16enne Malala Yousafzai, attivista pakistana che difende il diritto delle ragazze allo studio pronuncia un discorso davanti alle Nazioni Unite. Nella top-ten dei giorni più felici c’è anche, e non è una novità, il Natale (felicità: 78,4%) mentre qualche posizione più in basso troviamo il 13 marzo, giorno dell’elezione di Papa Francesco al soglio Pontificio (71,5%)”.

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E il giorno più triste del 2013? È stato l’11 gennaio (22,6%). Oltre al maltempo, freddo e nebbia su tutta la penisola, quel giorno sarà ricordato per il caos legato alla presentazione dei contrassegni elettorali e per le roventi polemiche sui simboli clonati. Ma quasi tutti i giorni più tristi cadono tra gennaio e febbraio.

E Brindisi? La popolazione della provincia adriatica, in appena 12 mesi, si è resa protagonista di un balzo in avanti nella classifica di ben 18 posizioni, grazie a un tasso di felicità (almeno quella virutale visibile su Twitter) del 70,9 percento, contro una media nazionale che non va oltre il 60 percento. Tra le pugliesi solo Bari è più in alto: le altre restano impantanate nella zona media della classifica.

Ma quali sono le ragioni della nostra tristezza e della nostra felicità? “Come già accaduto nel 2012 – scrivono gli autori dello studio – siamo tutti più tristi il lunedì (59,2%), mentre il buonumore prende il sopravvento di martedì, di mercoledì e il sabato. Una analisi econometrica sui dati del 2013 (che trovate commentata in fondo all’e-book) ci fa notare come nei giorni di festa la felicità cresce, in media, dell’1,8%. Restare a casa da scuola o dal lavoro ha un impatti positivo sul nostro umore, ma naturalmente solo quando la festività non cade nel week-end, altrimenti diventa un “ponte sprecato”. Tra le feste, la fa da padrone il già citato Natale (+14,3%) ma nell’Italia dei “mammoni” anche la festa della mamma non è da sottovalutare (+11,1% di sorrisi). Al contrario, lo spostamento di lancette dovuto all’ora legale crea ansia e depressione, e fa scendere di 5 punti la felicità. Anche quest’anno si conferma importante lo spread: ogni 50 punti in più la felicità scende di 1 punto (ma scendeva di 2 l’anno scorso…). Oltre all’economia conta anche la politica, almeno in parte: una crescita di 50 punti nella fiducia dei cittadini verso le istituzioni equivale a 1 punto in più nell’indice iHappy. Il colore politico della provincia in cui si vive non fa invece alcuna differenza, ed anche la presenza di una elevata qualità di strutture e servizi ha sì un effetto, ma tutto sommato limitato. Conta invece la latitudine: se ci spostiamo lungo la penisola dal sud verso il nord diminuisce la felicità, tranne nelle provincie in cui c’è il mare. Seppur in parte legata alla qualità della vita, la felicità sembra dunque essere ben distinta sia dal BIL (benessere interno lordo) che dal PIL (prodotto interno lordo). Sul nostro buonumore infatti incidono anche eventi privati, come la nascita di un figlio o una litigio con la propria fidanzata. Ma a fare la differenza spesso sono anche eventi collettivi, piccoli o grandi che siano, come una festa di paese o la vittoria di una squadra di calcio”.

Emilio Mola

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