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Oria, l’ultimo saluto a “Papa Nino”, morto nel giorno di San Francesco e di Giovanni Paolo II/video

funerali-don-giovanni-oriaÈ morto nel giorno di San Francesco di Paola, don Giovanni Zanzarelli, che della chiesa di San Francesco di Paola, a Oria, è stato e rimarrà il parroco simbolo. Lo stesso giorno, inoltre, in cui, nove anni fa, spirò un altro uomo simbolo della Chiesa cattolica: Giovanni Paolo II. Segni del destino o della fede, a seconda dei punti d’osservazione. Si può essere fedeli o meno, ma “Papa Nino”, come molti chiamavano don Giovanni, è stato un grande uomo, prim’ancora che un grande sacerdote. Un prete che ha fatto della semplicità, del servizio agli altri, soprattutto agli umili e agli ultimi, la sua missione di sacerdozio e di vita. Se n’è andato in povertà, don Giovanni, dopo un’intera esistenza trascorsa a togliersi quel poco che aveva nelle tasche per donarlo ai bisognosi. Di lui si ricorda un unico vezzo, se così lo si può chiamare: le utilitarie che ha posseduto – tutti ricorderanno la sua Renault Clio – dovevano essere bianche.

Se n’è andato dopo un lungo periodo di sofferenza dovuta alla malattia, ma affrontato a suo modo: col sorriso sulle labbra. Nel ricordarlo, il vescovo della Diocesi di Oria, Vincenzo Pisanello, che ha anche letto le condoglianze dell’ex presule Michele Castoro, ha sottolineato come non l’abbia mai visto “arrabbiato”. Quando a novembre è andato a trovarlo presso l’ospedale di Acquaviva, dove si sarebbe sottoposto a due delicati interventi chirurgici – ha ricordato il vescovo – tutti erano preoccupati per l’esito delle operazioni, eccetto una persona: lo stesso don Giovanni. Per l’ultimo saluto, per l’ultima omelia di “Papa Nino”, c’erano tutti i presbiteri della comunità oritana, oltre a una folla di giovani e anziani commossi.

funerali-don-giovanni-oria-1Credenti e meno credenti, presenti ieri nella nuova chiesa di San Francesco di Paola in San Barsanofio per rispetto nei confronti di un uomo di chiesa che non ha mai frapposto l’abito talare tra sé e la gente comune, in segno di distanza – come purtroppo anche accade – ma, anzi, lo ha impiegato per accorciare le distanze, per portare pace e speranza. Senza astruse e complesse teorie teologiche, ma con il suo caratteristico essere “alla mano”. Non a caso, dopo tanti anni, di lui si ricordano ancora anche a Latiano – parrocchia del Sacro Cuore – e a Erchie – chiesa madre -. E proprio quando don Giovanni se ne andò da Erchie, negli anni ‘60, i cittadini protestarono – eccome – contro la decisione della Curia di trasferirlo a Latiano, nel santuario di Cotrino, dove rimase 12 anni prima di approdare a Oria. Tanto gli volevano bene, gli ercolani, che si pensò addirittura d’impiegare l’esercito per sedare la rivolta popolare. E, alla fine, don Giovanni fu accompagnato a Latiano su una camionetta dei carabinieri.

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