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Francavilla, Giudice di pace: «Ci rinunciamo per potenziare altri servizi, era come scegliere tra Gesù e Barabba»

ex-tribunale-giudice-di-pace-francavillaSi riceve e pubblica:

Sembra doveroso intervenire sulla sofferta decisione di soppressione dell’Ufficio del Giudice di Pace di Francavilla premettendo che è indubbio come ogni servizio soppresso rappresenti una perdita per il territorio, per il cittadino e per gli operatori.

È stato giustamente osservato come la continua spoliazione di servizi periferici alimenti il comune senso di assenza dello Stato, di perdita di garanzie per il cittadino e si traduca in un corollario volto a scoraggiare il ricorso alla tutela giurisdizionale e danneggiare anche una classe di professionisti in difficoltà ormai sistemica sempre più alle prese con una attività spesso antieconomica e peraltro non più in grado di garantire un risultato di giustizia in tempi ragionevoli.

È pur vero che il sistema, porti con sé una serie irrisolta di problemi la cui origine è ben lontana nel tempo. 1) il numero degli avvocati esorbitante rispetto al mercato; 2) il ricorso giurisdizionale talvolta opinabile ed orientato anche a reperire soluzioni attraverso le smagliature del sistema piuttosto che per reprimere un abuso o per affermare un diritto; 3) la pretesa di affrontare un problema di inefficienza a costo zero e attraverso soluzioni frammentarie e disorganiche.

Tommaso Resta
Tommaso Resta

Anche in questo caso la tentazione è forte di confondere il tema della scelta in questione con il più ampio tema della Giustizia, poiché si è perfidamente rimesso ai comuni la scelta di eutanasia giudiziaria proponendolo come un problema degli Enti ai quali si è posto l’onere di farsi carico di tutti i costi e della organizzazione del servizio senza ovviamente garantire la riscossione degli esosi contributi che rimangono allo Stato.
Tradotto in termini questo ha significato dover decidere tra Gesù e Barabba poiché il personale 3 + una unità da Villla Castelli – da formare a spese dell’amministrazione – deve essere qualificato e reperito tra quello in servizio sull’evidente presupposto che i dipendenti siano in eccedenza e facilmente sostituibili.

Si è inoltre equivocato sul fatto che i costi complessivi non mutassero poiché si opera in autosufficienza! Anche questo dato va assolutamente rettificato poiché è evidente che occorra istituire un capitolo di bilancio in cui si facciano confluire i costi complessivi della gestione dell’Ufficio dati da quelli del personale in aggiunta a quelli diretti, la cui quantificazione includa le somministrazioni di rete, il materiale di consumo, la manutenzione del fabbricato ed anche quelli connessi quali gli oneri derivanti dall’ammissione al gratuito patrocinio per i non abbienti.

A fronte della quantificazione complessiva, non certamente contenuta nelle poche decine di migliaia di euro di cui si è parlato, è evidente che l’amministrazione venga privata della facoltà di istituzione o conservazione di altri servizi atteso che, fatto cento il costo per il Giudice di Pace, si potrebbe pensare ad altre prestazioni che a parità di condizioni si ritengano altrettanto essenziali e soprattutto rientranti tra gli obbiettivi propri di ogni amministrazione locale, concordando con quanti ritengono che la Giustizia debba essere garantita in ogni grado e davanti ad un organo giurisdizionale dallo stesso Stato.

È evidente che distrarre alcune unità da un servizio comporti per effetto l’indebolimento dello stesso e che l’accollo di ulteriori costi si traduca in un impoverimento di risorse nel capitolo più sofferto del bilancio comunale quale quello delle spese correnti continuamente falcidiato dalla riduzione dei trasferimenti dallo Stato e sempre più orientato ad essere posto “per intero” a carico del cittadino.
Purtroppo, spiace dirlo, i segnali sono diretti in quella direzione di generalizzata spending review ove a pagare saranno soprattutto le amministrazioni meridionali tradizionalmente sofferenti per quanto con i conti in ordine e con avanzi di amministrazione cospicui.

Per altro verso l’aver impedito a livello ministeriale l’accorpamento di sedi soppresse come quella in discussione con Ceglie Messapica, oltre ad aver alterato la valutazione del Consiglio Comunale nell’aprile 2013, ha ulteriormente rafforzato la decisione attuale, sebbene sfuggano le ragioni per le quali, l’amministrazione messapica lamentandosene oggi, non abbia autonomamente deciso allora di conservarla.

È inteso che i risparmi di spesa troveranno impiego nell’alveo dei servizi primari erogati quali il trasporto scolastico, la diminuzione delle rette dei servizi a domanda individuale ed al contempo rimpinguando il capitolo delle transazioni per il risarcimento danni ai cittadini per infortuni stradali così cercando di evitare disagi per i concittadini costretti a trasferte per la tutela di diritti.

La condivisione pressoché unanime della scelta a livello provinciale rafforza il convincimento che malgrado tutto la decisione avesse un sua logica magari errata per taluni ma sempre nell’interesse dei cittadini in nome e per conto dei quali si amministra.

Il sindaco e la giunta municipale

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