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Francavilla, erano accusati di furti, truffe ed estorsioni: 12 assoluzioni e 2 condanne. Ecco di chi si tratta


Si è concluso con dodici assoluzioni con formula piena e una sola condanna il processo a carico di numerosi francavillesi per una ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di furto, truffa, appropriazione indebita ed estorsione: tutti episodi risalenti alla prima metà degli anni duemila.

tribunale-brindisiIl Tribunale di Brindisi (Chiarelli – Cacucci – Nestore) ha assolto con formula piena gli imputati Antonio Spina di 43 anni (difeso dall’avvocat Domenico Attanasi), Nazareno Ubaldini di 63 anni (avvocato Michele Fino), Francesco Cinefra di 32 anni, Cosimo Rochira di 37 anni (avvocato Michele Fino), Mino Di Punzio di 37 anni (avvocato Vito Epifani), Giuseppe Galiano di 40 anni (avvocato Michele Fino), Florindo Iurlaro di 42 anni (avvocato Vito Epifani), Luigi Lieti di 63 anni (avvocato Luca Perrone), Gianluca Caroli di 33 anni (avvocato Pietro Zanzarelli), Sergio Maria Barbara di 61 anni (avvocato Raffaele Chirico) e Oronzo Greco di 51 anni (avvocato Davide De Giuseppe). Già in udienza preliminare era stato prosciolto Raffaele Maria Spina, 43 anni, difeso sempre dall’avvocato Attanasi.

La sola condanna, stabilita in 5 anni di reclusione e 1.500 euro di multa, è stata inflitta dal tribunale di Brindisi a Maria Giuseppa Cinefra, 39 anni. La donna era accusata assieme a Nazareno Ubaldini, Mino Di Punzio e Antonio Spina, d’aver minacciato un imprenditore di Francavilla Fontana, intimandogli di consegnare loro somme di denaro quale corrispettivo per la “protezione” che il gruppo avrebbe garantito a lui e alla famiglia, da tempo vittima di atti intimidatori a opera di ignoti. In un’occasione infatti contro il commerciante e perfino contro suo figlio furono esplosi colpi d’arma da fuoco. E in un’altra, dopo averlo attirato con l’inganno in aperta campagna, fu minacciato da uomini armati e incappucciati che pretendevano da lui il pagamento di 450mila euro.

Tra le imposizioni intimate all’uomo, anche quella di acquistare e ricevere nella sua attività merce che i suoi stessi aguzzini definirono “bidonata”, cioè frutto probabilmente di truffe o furti. A “incastrare” la sola imputata condannata sarebbero stati i contatti diretti avuti con la vittima delle intimidazioni.

Capitolo a parte nella vicenda merita il caso di Fulvio Pagliara, il cui procedimento è stato accorpato in un secondo momento a quello degli altri imputati. Anche lui, al pari di Cinefra, è stato condannato (2 anni di reclusione), ma per un caso di bancarotta fraudolenta: quindi nulla a che fare con estorsioni, furti e truffe. Chiuso a favore degli imputati il primo grado del processo, restano ora da attendere gli sviluppi in Appello, ed eventualmente in Cassazione. Il procedimento insomma è tutt’altro che chiuso. E la prescrizione dei reati è ancora lontana.

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