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Francavilla, 10 anni di “Giba”: la storia di un successo, le curiosità, le foto dei primi anni

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Giovanni Lopalco

 

Gilberto De Godoy, armadio di ossa e muscoli ben definiti, alto un metro e 94 centimetri, è annoverato tra i pallavolisti più forti del suo paese: il Brasile. Ha giocato anche in Italia, a Cuneo, e con la sua nazionale ha vinto tutto quel che c’era da vincere. Le sue schiacciate non perdonano, sono missili, e il suo muro dei trofei, traboccante di oro, argento e qualche bronzo, sta a lì a ricordare una carriera costellata di successi. Come molti campioni della sua caratura Gilberto De Godoy ha un soprannome. Per i suoi fan, per gli appassionati di volley, per i suoi colleghi sottorete, De Godoy è semplicemebte “Giba”.

Gilberto "Giba" De Godoy
Gilberto “Giba” De Godoy

Nel 2004, mentre si cingeva il collo con l’ennesima medaglia, quella più ambita, quella olimpionica di Atene, poco più in là, sull’altra sponda dell’Adriatico, in Italia, per la precisione a Francavilla Fontana, un certo Giovanni Lopalco si dannava e lambiccava il cervello. Aveva l’idea fissa di aprire un locale tutto suo, dopo aver imparato quel che c’era da assimilare sul mestiere, avendo passato il primo scorcio della sua vita dietro il bancone di papà, nel Bar Emmanuel.

Ma occorrevano due cose, a parte i soldi per l’investimento iniziale: un locale, e un nome. Come chiamarlo? Le pensò tutte. Niente però lo convinceva. Poi gli frullò per la testa di metterci in mezzo il proprio nome, un richiamo: Gio Bar, Gibar, qualcosa così. Ma niente di certo. Fino a quella folgorazione inattesa. Mentre assieme a due amici spulcia pagine e siti incollato davanti al pc, alla ricerca dell’ispirazione giusta, l’occhio cade su un articolo di sport. Pallavolo, per la precisione. Si parla della nazionale brasiliana. E si parla di lui, di Gilberto De Godoy. Anzi, di “Giba”, l’asso della nazionale verdeoro. “Giba”. Eccolo. Trovato.

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Il Giba nel 2005

Da allora, da quel giorno, di acqua sotto i ponti ne è passata, ma soprattutto di gente sotto i portici. Quell’idea è diventata qualcosa di più. Il “Giba”, che sarebbe definitivamente nato pochi mesi dopo, il 27 marzo del 2005, è diventato nel volgere di due lustri il locale che ha mutato le abitudini di un’intera città. Un vero e proprio punto di riferimento per migliaia di giovani, provenienti anche da fuori provincia, che hanno fatto di quel locale a metà strada fra mille tipologie, il proprio ritrovo. E non è un caso. Perché se qualcuno viene al tuo bar per prendere un caffé, allora sei un bar che funziona. Ma se qualcuno viene a prendere il caffé come “scusa” per stare nel tuo bar, allora sei diventato qualcosa di più. Il Giba, quel muro, lo ha sfondato da tempo. Da subito.

Nel 2005
Nel 2005

E da subito le cose cominciarono a girare per il verso giusto. Anche se nulla lo lasciasse presagire, fino al giorno dell’inaugurazione. Il papà di Giovanni “Gibbone” Lopalco, non era entusiasta di quella scelta. I locali si aprono con la stessa velocità con cui falliscono, e il timore che quell’idea del figlio naufragasse nel volgere di qualche mese, era alto. Lui, all’idea del bar in piazza Umberto I poi, ci credeva poco. Avrebbe preferito altrove: e altrove sarebbe anche potuto nascere. Per l’esattezza davanti al monumento ai caduti. L’accordo con la proprietaria del locale sembrò del tutto chiuso ad agosto 2004, e si cominciò perfino a cercare l’arredamento. Poi lei, chissà perché, cominciò a tergiversare, aspettare, rinviare. Fino a che un amico di Giovanni gli mise una pulce nell’orecchio: “Io ho un locale in piazza, sotto i portici, se vuoi possiamo dare un’occhiata e accordarci sul prezzo”.

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Giovanni Lopalco lo vide, se ne innamorò, e decise che il suo locale, il suo “Giba”, sarebbe nato lì. Restava un ultimo passo da compiere. Superare l’esame per avere l’autorizzazione ad aprire un bar nel centro storico di Francavilla. I posti erano limitati. Non ce la fece. Arrivò un gradino sotto quello necessario a incassare la licenza. Con quel risultato avrebbe potuto avviare una gelateria, ma non un bar. Poi, la notizia che non ti aspetti. Un suo collega e amico, arrivato in posizione utile, decide di ritirarsi. Giovanni Lopalco sale allora in automatico quel gradino. La licenza ora c’è. E i lavori possono cominciare.

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Quando il 27 marzo 2005, esattamente 10 anni fa, il “Giba” apre per la prima volta i battenti, Giovanni Lopalco può contare sulla collaborazione di 5 persone. Diventeranno 15 in pochi anni. Più che un bar, un’azienda. Allora, quel primo anno, il bar col nome di un pallavolista brasialiano era molto diverso dall’attuale. Il bancone era esattamente sull’altro lato, e la sala era unica. Troppo poco per contenere quella folla che fin dal primo giorno prese d’assalto il locale da mattina a sera. Giovanni Lopalco entra in crisi, teme di non poter soddisfare come vorrebbe tutta quella clientela. Ma ecco che fiuto e istinto gli suggeriscono la migliore soluzione. Il giovane imprenditore investe sull’acquisto dei locali adiacenti, sfonda i muri che li separano dal bar, sposta il bancone, e il “Giba” raddoppia.

2008
2008

Il Giba cambia pelle, continuamente. Giovanni Lopalco non resta mai lì fermo in un angolo a godersi il meritato successo. Ormai è un locale ben avviato, potrebbe camminare con le sue gambe. Ma non è quello che lui vuole. Rischia e investe. Sempre. Continuamente. Il “Giba” cambia volto, si ingrandisce, muta l’arredamento e i colori. I clienti si trovano sempre davanti a qualcosa di sempre uguale e sempre diverso. E apprezzano.

2006
2006

Ora, a 10 anni di distanza, 10 anni di successi che saranno festeggiati venerdì sera col fenomeno “Silent party”, il “Giba” sta per assistere alla nascita di sua sorella: “Giba gelateria”. Il nuovo locale, la nuova sfida di Giovanni Lopalco, sempre affiancato in ogni sua scelta dalla moglie Elena, sorgerà a giorni a poche centinaia di metri di distanza, in via Capitano Di Castri. Una scommessa che Giovanni Lopalco ha tutte le carte in regola per poter vincere.

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2006
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