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La società chiuse e fuggì con la “cassa”: condannato agente assicurativo

avvocato tribunale toga

La società chiuse e uno dei due soci fuggì con la “cassa” nonostante gli accordi che aveva preso con l’altro. A distanza di tre anni, il giudice ha condannato a sei mesi di reclusione (pena sospesa ma condizionata al pagamento di una provvisionale in favore delle parti civili pari a 43mila euro) e a 400 euro di multa, oltre al pagamento dei danni e delle spese processuali, proprio il socio che era contravvenuto ai patti, riconosciuto colpevole di appropriazione indebita aggravata. I protagonisti della vicenda giudiziaria sono due agenti assicurativi molto noti: da una parte Michele D’Ippolito, dall’altra Antonio Greco.

La Assicurazioni Generali S.p.a. aveva conferito, il 6 maggio 2008, alla “D’Ippolito Michele & Greco Antonio S.n.c.”, soci rispettivamente al 70 e al 30 per cento, mandato per la gestione dell’agenzia principale Francavilla Fontana/Grottaglie.

Nel 2011, i due, in disaccordo circa le modalità di gestione dell’agenzia, decidono di separarsi: alla fine dell’anno, quello che ci sarebbe stato sul conto sarebbe stato impiegato per sostenere, almeno in parte, le spese connesse alla cessazione della società: pagamento delle utenze, adempimenti fiscali e liquidazione del Tfr ai dipendenti. A partire dal primo gennaio 2012, D’Ippolito sarebbe stato agente principale a Francavilla, mentre Greco (in società con Cavallo Oronza) a Grottaglie.

All’origine di tutto, insomma, quello che sembrava un gentlemen agreement, un patto tra gentiluomini. Solo che, un bel giorno, per la precisione il 13 agosto 2012, D’Ippolito scopre che il conto corrente comune della S.n.c. era stato letteralmente prosciugato: Greco, con un colpo di mano, aveva in precedenza emesso al suo ordine tre assegni: il primo, dell’importo di 3mila euro, in data 27 luglio 2011; il secondo, di 1.500 euro, in data 30 dicembre 2011; il terzo e ultimo, di 38.500 euro, in data 27 giugno 2012.

A quel punto D’Ippolito chiede spiegazioni all’ex socio, che però assume un atteggiamento “sprezzante e irriguardoso”, e non gli rimane che rivolgersi al suo legale di fiducia. L’avvocato Pietro Zanzarelli, del foro di Brindisi, prova dapprima a contattare Greco per le vie brevi, ma non riceve risposta, poi percorre l’inevitabile via giudiziaria.

Denuncia e procedimento nella titolarità del pubblico ministero Valeria farina Valaori della Procura di Brindisi, che il primo febbraio del 2013 emette decreto di citazione a giudizio nei confronti di Greco, difeso dall’avvocato Pietro Maria Ammaturo del foro di Brindisi.

A processo, cominciato con l’udienza dibattimentale del 10 maggio 2013 presso la sezione distaccata di Francavilla Fontana del Tribunale di Brindisi e conclusosi con la lettura del dispositivo lo scorso 27 novembre 2015, emerge che effettivamente Greco era venuto meno rispetto agli impegni presi con l’ex socio D’Ippolito: parte di quei soldi li aveva effettivamente impiegati per cessare alcuni conti aperti, peccato però che fossero solo i suoi, come per esempio i Tfr dei dipendenti grottagliesi.

Alla fine, la condanna a carico del titolare dell’agenzia di Grottaglie è piuttosto pesante: dopo il deposito della sentenza, per il quale la giudice Monica Pizza si è riservata i canonici 90 giorni, avrà circa tre mesi di tempo per pagare la provvisionale in favore dell’avversario, costituitosi parte civile sempre rappresentato dall’avvocato Zanzarelli.

In caso contrario, non potrà beneficiare della sospensione della pena inflittagli. Della quantificazione del danno si discuterà in separata sede, ferma restando sempre la possibilità per l’imputato d’impugnare il provvedimento.

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