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Santa Teresa, c’è l’accordo politico-sindacale: ora tocca ai tecnici. Ossigeno fino a febbraio

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Se fosse per la politica, sarebbero già salvi. Ora, però, la palla passa ai tecnici. E, se prima erano in 38 a ballare l'”Alligalli”, ora sono tutti e 128 i dipendenti della Santa Teresa a doversi cimentare in questo ballo che di divertente non ha assolutamente nulla, anzi. Questo, in estrema sintesi, l’esito del vertice di oggi in Regione, dove oltre un centinaio di persone tra lavoratori, sindacalisti e dirigenti della Provincia ha incontrato il governatore Michele Emiliano e i tecnici del massimo ente pugliese.

I 38 che avevano trovato sotto l’albero la lettera di licenziamento già a partire da gennaio 2016 possono tirare un sospiro di sollievo: salvo colpi di scena, il loro impiego si protrarrà fino a febbraio. In attesa della legge di Stabilità e, soprattutto, confidando in alcuni interventi di finanza creativa da parte dei funzionari di via De Leo. All’appello manca comunque circa un milione di euro, dopo che La Regione dovrebbe sbloccare risorse per 400mila euro e la Provincia per 300mila. Da parte della cosiddetta politica, nulla quaestio, insomma: il presidente brindisino Maurizio Bruno ha firmato l’accordo, mentre i “suoi” dirigenti del Servizio finanziario e del Mercato del lavoro hanno a un certo punto abbandonato, in aperto dissenso, il tavolo di concertazione.

La patata bollente è in un certo senso ora passata proprio a loro, che dovranno inventarsi qualcosa di diverso rispetto a quel taglio di “rami secchi” fino all’altro ieri rappresentati dagli esuberi della Santa Teresa. L’amministratore della società, Riccardo Montingelli, ha per quanto di sua competenza detto chiaramente che qualora a gennaio non si ritrovasse con i contratti di affidamento dei servizi, avrebbe poi difficoltà nel pagare gli stipendi a tutti i dipendenti, compresi quindi gli 80 in qualche modo protetti dalla “mobilità”.

La parte politica, d’accordo con le rappresentanze sindacali, ha quindi passato il classico cerino agli apparati burocratici, che nei prossimi giorni tanto a Bari quanto a Brindisi dovranno studiare, e pure tanto, per anche solo cercare una soluzione a un problema che, paradossalmente, oggi si è addirittura ingigantito. Febbraio è dietro l’angolo e, se fino ad allora non ci saranno sviluppi, la crisi occupazionale riguarderà non 38, ma 128 famiglie. Un’enormità.

Lo stesso presidente regionale Emiliano ha detto candidamente che la Regione non può più indossare i panni di Babbo Natale e che tocca anche agli altri enti locali darsi da fare. Un’idea potrebbe essere, in tal senso, la compartecipazione dei Comuni al sostentamento della Santa Teresa mediante la destinazione di quote anche simboliche  per l’affidamento della gestione di alcuni servizi pubblici. Da parte sua la partecipata provinciale dovrà in tempi brevi redigere e presentare un adeguato e credibile piano industriale di rilancio in linea con le politiche di razionalizzazione della Provincia. Insomma, niente, ma proprio niente di semplice. O di risolto.

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