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Dal Laboratorio Brindisi al Modello Francavilla: Ferrarese al Massimo

massimo ferrarese

Dal Laboratorio Brindisi al Modello Francavilla, con dentro Partito democratico e Area popolare – Nuovo centrodestra. Un modello che, per l’ex presidente della Provincia Massimo Ferrarese, oggi coordinatore regionale pugliese di Ap-Ncd, deriva proprio dal suo Laboratorio e, anzi, ne rappresenta in qualche modo l’evoluzione. Come a dire che le larghe intese tra l’ala meno radicale del centrosinistra e i moderati continuano a trovare proprio nel Brindisino quel terreno fertile che poi ne consente anche l’esportazione. Secondo Ferrarese, insomma, dopo la fase sperimentale, il suo Laboratorio è oggi un caso di successo.

Un modello, per l’appunto: «Lo dice anche Angelino (Alfano, Nr) – assicura – che tutto nacque in tempi non sospetti a Brindisi e me ne riconosce la paternità: quella stessa formula oggi governa il Paese e interesserà di qui in avanti anche le amministrazioni periferiche». Sondaggi in questa direzione sono in corso in tutt’Italia e quindi anche in Puglia, intesa pure come Regione. «Quando si parla di alleanze tra noi e il Partito democratico non posso non esserne coinvolto – ammette Ferrarese – dato che tutto cominciò nella mia terra ormai sei anni fa, e ciò nonostante io sia impegnatissimo a Roma con l’Invimit (dal giugno dello scorso anno ne è presidente del Cda)».

Quando, cioè, democratici e centristi insieme si affermarono prima in Provincia e poi anche in alcuni Comuni: «Si ricorderà come tre dei miei assessori di allora, lo stesso Maurizio Bruno a Francavilla, Cosimo Pomarico a Oria e Donato Baccaro a Cisternino, sono stati poi eletti sindaci dalle rispettive comunità d’origine e che il Laboratorio trionfò anche a Brindisi città: un esempio, quel Laboratorio tuttora in auge, di buona politica e di buona amministrazione». Anche se, dopo le dimissioni anticipate (novembre 2012) di Ferrarese dalla presidenza della Provincia, con Bruno tra i più scettici, un po’ tutto prese a sfilacciarsi: «Senza il coordinamento istituzionale della Provincia qualche problema c’è stato – spiega – ma come dimostrano i fatti, il Laboratorio non è mai morto, anzi: in quanto alle mie dimissioni, ribadisco che si trattò di una precisa scelta di coerenza poiché i cittadini mi avevano eletto per amministrare con discrete risorse a disposizione, che sono state impiegate al meglio per tre anni, e non per esserne il commissario liquidatore».

Come oggi Bruno? «È completamente diverso poiché nel mio caso ci fu un cambio in corsa e da un giorno all’altro mi trovai senza più possibilità di fare, mentre Maurizio già sapeva che sarebbe stato così e dunque ha potuto pensarci bene prima di candidarsi a capo di un ente di secondo livello. E anche questa – conclude Ferrarese – è ormai storia».

 

 

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