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La gente del quartiere San Lorenzo: «Ora vogliamo assolutamente i dossi»

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Qualcuno l’ha detto in preda alla rabbia, mista a sarcasmo, già ieri stesso nei minuti di concitazione e sconforto seguiti all’investimento del piccolo Giuseppe: «Ora che ci è scappato il morto, questi benedetti dossi si possono finalmente mettere?». Già, i dossi o qualsiasi altro stratagemma che dissuada dal correre in auto, in moto o alla guida di qualsiasi altro mezzo. Questo chiedevano e, a maggior ragione, chiedono oggi i residenti nel quartiere San Lorenzo di Francavilla Fontana, un quartiere comprensibilmente ancora scosso che ora attende il ritorno del corpicino del bimbo andatosene a soli 9 anni. Di questo e di altro si occupa, già da prima di ieri, il vicesegretario del movimento Noi ci siamo, Giovanni Di Palmo, che è tipicamente uno dei ragazzi del San Lorenzo. Qualche anno fa anche lui era come Giuseppe e, al pomeriggio, era solito andarsene in giro in bici con gli amici (cosa che peraltro gli capita di fare, da adulto, ancora oggi), anche se il quartiere non era stato ancora “rigenerato”.

Giovanni Di Palmo
Giovanni Di Palmo

Di Palmo in quel quartiere ci è nato, ci è cresciuto e ci lavora. Sa perfettamente che è un posto dalle mille criticità, più o meno grandi. Ma sa anche che tutto si può migliorare a partire dalle piccole cose. Una delle piccole cose sono, appunto, i rallentatori: «In qualità di delegato alle periferie del mio movimento – dice – ho proposto già in tempi non sospetti, molto prima della tragedia di ieri sera, all’amministrazione comunale di installare dei dossi e mi è stato assicurato che quell’intervento sarebbe stato realizzato: quello che è successo non sarebbe dovuto assolutamente succedere, nessuno può morire a 9 anni, nessuno. Ieri sono stato sul posto – conclude – ed è stato uno strazio, qui ci conosciamo tutti, siamo tutti come fratelli e sorelle perché quotidianamente tutti affrontiamo i nostri problemi, che sono quelli del quartiere e quelli della vita, proviamo a darci una mano, a farci forza, e io continuerò a impegnarmi per questo posto e per questa gente, ma ora non posso che essere vicino e abbracciare la famiglia di Giuseppe».

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