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Addio al prof. Grassi, geloso custode della storia e delle tradizioni oritane

Con il professor Giovanni Grassi, che si è spento all’età di 72 anni, se n’è andato stanotte un altro pezzo della storia di Oria. Il prof. “Marzapane” – soprannome di famiglia – non è stato soltanto uno stimato docente di Storia e Geografia delle medie (alla “Francesco Milizia”) ma anche un geloso custode delle tradizioni locali. Sua, nel 2008, l’idea d’impreziosire lo storico bar a conduzione familiare di via Roma (avvio attività nel 1939) con un piccolo museo nel quale a tutti era ed è possibile scoprire gli attrezzi e riassaporare la gelateria artigianale e genuina di un tempo. Quella stessa genuinità che anche i figli del prof. Giovanni – Elena e Francesco, ma nel tempo libero anche Gabriele, comandante della polizia locale a Cellino San Marco – e sua moglie Delizia hanno contribuito a preservare nella rinomata pasticceria a tutt’oggi simbolo impareggiabile di antiche ricette e sapori autentici. Molti, al posto del prof., una volta trovato altro da fare (l’impiego a scuola), avrebbero tagliaro con il passato, ma Giovanni non ne ha mai voluto sapere di recidere il cordone ombelicale che lo legava a doppio filo alla sua storia familiare e a quella della città in cui è nato, è cresciuto e ha lavorato e per la quale, fino alla fine si è speso. Sì, perché il professor Grassi è sempre stato un uomo, oltre che uno studioso, impegnato. Quando ha avuto qualcosa da dire o da ridire, l’ha sempre fatto con educazione e fermezza, senza peli sulla lingua e senza farsi scrupoli di sorta, amministrasse tizio, caio o sempronio. Un amore viscerale e contagioso, quello suo per Oria e per la cultura, un amore che ha sempre trasmesso agli studenti e a coloro i quali gli gravitavano intorno. La sua stessa casa, proprio di fronte alla basilica cattedrale, è una delle più centrali dell’intera cittadina, con un affaccio mozzafiato sul belvedere Est. Oria è sempre stata e sempre sarà anche marzapane, pasta reale, scarpette e picurieddi (con e senza l'”anima”). Senza retorica, Oria è Oria grazie all’inestimabile contributo di gente che, come il professor Grassi, umilmente ma con decisione e sapere, ha sempre dato tutto ciò che aveva pur di conservarne l’identità e la memoria. Domani alle 16,30 in cattedrale l’ultimo saluto a una grande persona.  

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