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Omicidio in trasferta, nei guai un francavillese e altre cinque persone

carabinieri controlli elicottero

C’è anche un francavillese tra i sei arrestati questa mattina all’alba dai carabinieri tra le province di Taranto, Brindisi e Lecce. Si tratta del 36enne Giuliano Parisi, operaio già noto alle forze dell’ordine, nei cui confronti è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Gip del Tribunale di Taranto Vilma Gilli su richiesta del Pm Antonella De Luca. I reati contestati a vario titolo agli indagati sono: concorso in omicidio premeditato aggravato, ricettazione, porto e detenzione di armi comuni da sparo e da guerra in luogo pubblico e favoreggiamento personale. L’inchiesta è partita dall’assassinio, il 22 luglio 2016, di Francesco Galeandro. Un commando armato gli tese un agguato alla periferia di Pulsano (Taranto) mentre rincasava alla guida della sua Smart. L’uomo tentò di fuggire a piedi, ma lo rincorsero e crivellarono di colpi.

Giuliano Parisi
Giuliano Parisi

Gli altri arrestati sono: Antonio Serafino, 73 anni di Pulsano, pensionato, già noto alle forze dell’ordine; Giuseppe Giaquinto, 28 anni di Pulsano, operaio, già noto alle forze dell’ordine; Vincenzo Caldararo, 46 anni di Crispiano (Taranto), operaio, già noto alle forze dell’ordine; Andrea Rizzo, 27 anni di Taviano (Lecce), commerciante, incensurato; Giovanni Rizzo, 49 anni di Taviano, operaio, già noto alle forze dell’ordine. Lo scorso 27 settembre 2016, il sostituto procuratore De Luca aveva già emesso un fermo d’indiziato di delitto a carico di Vito Nicola Mandrilo quale esecutore materiale dell’omicidio, Maurizio Agosta, quale mandante, e Giovanni Pernorio, quale favoreggiatore e custode delle armi impiegate nell’esecuzione. I tre si trovano tuttora in carcere poiché, dopo la convalida del fermo, nei loro confronti era stata emessa ordinanza di custodia cautelare. Durante le successive investigazioni da parte dei carabinieri del comando provinciale di Taranto era stata trovata e sequestrata una pistola semiautomatica calibro 7,65 parabellum con matricola abrasa e munizioni.

Antonio Serafino
Antonio Serafino

Le indagini sono comunque proseguite anche dopo i tre fermi allo scopo d’individuare il secondo killer, poiché Galeandro era stato colpito da una pistola calibro 9×21 ma anche da proiettili calibro 7,62 per Kalashnikov. Così, i militari dell’Arma, coordinati dalla Procura jonica, sono riusciti a ricostruire il contesto del delitto e, dunque, ad attribuire i vari ruoli per la sua organizzazione e commissione.

Giuseppe Giaquinto
Giuseppe Giaquinto

Nello specifico – è la tesi accusatoria – il francavillese Parisi, assistito dall’avvocato Michele Iaia del Foro di Bari, sarebbe stato il secondo omicida (oltre a Mandrillo); Agosta sarebbe stato ideatore, mandante e finanziatore dell’omicidio, inserito in un contesto di controllo criminale di Pulsano. Agosta, insieme con Serafino, Caldararo, Giaquinto e Mandrillo avrebbe preparato l’esecuzione con sopralluoghi e summit riservati e fornito ai killer le armi utili allo scopo.

Vincenzo Caldararo
Vincenzo Caldararo

Giovanni e Andrea Rizzo, padre e figlio, sono accusati di aver aiutato i sicari Mandrillo e Parisi. In particolare, li avrebbero ospitati nella loro abitazione di Taviano per sottrarli agli accertamenti tecnici tesi a rilevare tracce di polvere da sparo. Stando alle risultanze investigative, a monte del patto per l’eliminazione fisica di Galeandro ci sarebbe stato il ruolo che quest’ultimo pare avesse assunto nella gestione di affari illeciti – perlopiù relativi allo spaccio di sostanze stupefacenti – tra Pulsano e i comuni limitrofi.

Andrea Rizzo
Andrea Rizzo

Un ruolo scomodo che avrebbe indotto Agosta a emettere l’ordine di farlo fuori. Un piano studiato a tavolino nei minimi particolari culminato, il 22 luglio 2016, con l’uccisione di Galeandro. Due persone, dopo averlo atteso per ore, sbucarono dalla vegetazione e fecero fuoco. Secondo la Procura rispondono ai nomi di Mandrillo e Parisi.

Giovanni Rizzo
Giovanni Rizzo

Parisi, Serafino, Giaquinto e Caldararo sono stati condotti nel carcere di Taranto, mentre Rizzo padre e figlio sottoposti ai domiciliari.

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