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Donne nei ciliegeti per 30 euro al giorno: «Sesso e botte, solo così imparano. Sono come le capre»

raccolta ciliegie

Trentotto euro al giorno, meno otto euro per le spese di viaggio, per lavorare più del dovuto (anche dieci ore al giorno, festivi compresi) sotto minaccia e, in qualche caso, anche sotto percosse. I carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana, coordinati dal capitano Nicola Maggio, hanno dato esecuzione stamattina a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Brindisi su richiesta del sostituto procuratore Raffaele Casto, a carico di quattro persone. Si tratta del 46enne Michelangelo Veccari, della 41enne Valentina Filomeno (moglie di Veccari), della 61enne Grazia Ricci e Rosa Putzu – i primi due di Villa Castelli, la terza (Ricci) a Palagiano, la quarta (Putzu) dipendente di un’azienda agricola del Barese – finiti sotto indagine per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravati (il cosiddetto fenomeno del caporalato).

L’inchiesta fu avviata nel 2015 a seguito della denuncia di una bracciante, che era stata raggiunta a casa da due “caporali” e picchiata dopo aver chiesto il pagamento di somme più dignitose. Sono 15 le lavoratrici monitorate dai militari dell’Arma – 12 italiane e tre straniere – insieme con i loro presunti aguzzini. Scenario dello sfruttamento, i ciliegeti di Turi (in provincia di Bari). Nel corso delle indagini – consistite in appostamenti, pedinamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre che in videoriprese – è emerso in quadro inumano testimoniato, tra le altre cose, dal trasporto in sovrannumero a bordo di mezzi obsoleti (come un vecchio “Iveco 49/10” e un Ford Galaxy da sette posti) e soprattutto da alcune frasi pronunciate al telefono da alcuni degli indagati. Due su tutte: “Alle fimmene pizza e mazzate ci vogliono, altrimenti non imparano”; “Femmine, mule e capre con la stessa testa”. Le donne trattate e considerate peggio di bestie in una concezione – sesso & botte – indegna della civiltà e figlia dell’ignoranza.

All’origine dei maltrattamenti, fisici e psicologici, lo stato di necessità delle braccianti, il bisogno di anche pochi euro per tirare avanti e sostentare le proprie famiglie.

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