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La battaglia di Bianco (Asi): una Zona economica speciale anche per Brindisi

Il presidente del Consorzio Asi di Brindisi Domenico Bianco
Il presidente del Consorzio Asi di Brindisi Domenico Bianco

Quando, tra una decina d’anni circa, “Cerano” chiuderà, Brindisi e il Brindisino potrebbero dover fronteggiare una serissima crisi occupazionale. Ed è anche contro quest’eventualità che sta provando a battersi il Consorzio Asi – presieduto da Domenico Bianco – col supporto delle altre istituzioni del territorio: Regione, Autorità di Sistema del Mare Adriatico Meridionale (Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Monopoli) e Provincia di Brindisi. La parola d’ordine è “Zes”, che sta per Zona economica speciale (soggetta a regole fiscali differenti e più convenienti rispetto a quelle ordinarie). Se, un domani, le aree portuali di Bari e Taranto quasi certamente disporranno di una Zes, quella di Brindisi – oggi come oggi – ne risulta esclusa per quanto scritto nell’apposito decreto legge del Governo.

Se tutto restasse così, insomma, portualità e retroportualità brindisine risentirebbero enormemente della concorrenza barese e soprattutto tarantina: per quale motivo un imprenditore dovrebbe decidere d’investire a Brindisi, quando a poche decine di chilometri potrebbe beneficiare di consistenti “sconti” fiscali (Ires, Irap, Imu, Tari, incentivi per le assunzioni, decontribuzioni, ecc.)? Ed è proprio su questo punto che si gioca la partita: sull’inclusione dell’area portuale di Brindisi tra quelle papabili di Zes. La discussione del decreto legge predisposto dal Governo sarà nei prossimi giorni incardinata nei lavori della Commissione Bilancio (e non più in quella Attività produttive) del Senato e relatore ne sarà il brindisino Salvatore Tomaselli. L’obiettivo è quello di proporre e ottenere un emendamento all’attuale testo che consenta, appunto, di annoverare anche quello di Brindisi, oltre ai porti del corridoio Baltico-Adriatico, tra quelli da dotare di una Zes.

Di ciò si sta occupando il presidente Bianco – munito di una formale delega ad hoc dall’Associazione nazionale dei Consorzi Asi per sedere e mediare ai tavoli istituzionali – secondo il quale questa rappresenta una battaglia fondamentale per il futuro di Brindisi o, per dirla con le sue stesse parole, un treno da non lasciarsi sfuggire per alcuna ragione al mondo. Nei giorni scorsi, si è susseguita una serie d’incontri con il presidente dell’Autorità di Sistema, Ugo Patroni Griffi, e in precedenza anche con il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani (alla presenza degli operatori portuali), coi quali c’è stata subito intesa e pare anche una certa unità d’intenti. L’ultima parola spetterà però al Parlamento.

«Se dovesse avere una Zes solo Taranto – dichiara Bianco – per Brindisi sorgerebbe un problema enorme, che potrebbe decretare la definitiva “morte” dell’area portuale, per questo si sta trasversalmente cercando di tutelare i nostri porto e retroporto: non chiediamo soldi o finanziamenti, nessuna forma di assistenzialismo a spese dello Stato, ma soltanto incentivi fiscali che da una parte ci consentano un rilancio, dall’altra di essere attrattivi e competitivi in futuro».

Se, malauguratamente, il piano A non dovesse andare in porto – è proprio il caso di dirlo – ci sarebbe pur sempre un piano B: fare fronte comune con Taranto, nonostante le Autorità di Sistema siano distinte, anche perché a gestire un’eventuale Zes Taranto-Brindisi non dovrebbe essere necessariamente un’Authority, ma gestore potrebbe esserne anche un altro soggetto istituzionale come, neanche a dirlo, un Consorzio Asi.

Eliseo Zanzarelli

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