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Pedone inciampò in un tombino sconnesso, Comune condannato a risarcire i danni


Ormai più di cinque anni fa, inciampò in un tombino e si procurò una distorsione, quindi decise di fare causa al Comune di Oria. Ieri (25 settembre 2018) giudice monocratico del Tribunale di Brindisi, Gianmarco Galiano, ha condannato l’ente a risarcirgli i danni patrimoniali e no: circa 6mila euro più le spese di consulente tecnico d’ufficio e di giudizio. I fatti risalgono alla sera del 2 gennaio 2013, quando G.M., residente a Manduria, oggi 55enne, percorreva a piedi via Torre Santa Susanna: il chiusino dell’Acquedotto pugliese, già sconnesso di suo, era anche coperto da depliant pubblicitari, quindi difficilmente visibile ed evitabile.
L’uomo cadde rovinosamente in terra e, giunto in ospedale, gli fu diagnosticato un “trauma distorsivo caviglia destra con distacco osseo apice malleolo peroneale destro”. Successivamente, referto alla mano, il pedone si rivolse all’avvocato Giuseppe D’Ippolito, il quale – in assenza di transazione – decise di citare il Comune. Dopo tutta una serie di udienze, di perizie e di testimonianze, l’organo giudicante ha deciso di condannare l’ente in qualità di “custode” di quel tombino: non è risultata  alcuna manutenzione, infatti, per rimuovere quell’insidia stradale e per preservare, di conseguenza, l’incolumità della popolazione.

L’avvocato Giuseppe D’Ippolito

Di qui, nella sentenza è stato fissato un risarcimento – comprensivo di danno patrimoniale (le spese mediche sostenute dalla parte attrice) e danno biologico – pari precisamente a 5.937,83 euro. L’ente dovrà farsi carico anche delle spese processuali (2.218 euro), delle tasse e dei contributi professionali.

 

 

 

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