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“Non dipende da me”: gli effetti di alcol, droghe e fumo sui giovani. E le possibili soluzioni

Enza Pinto col marito Corrado De Iudicibus, anch’egli tra i fondatori dell’associazione “Aura Aps”

Domani (martedì 30 aprile) dalle 18 nel teatro della chiesa di San Francesco di Paola in San Barsanofio si parlerà di dipendenze da alcol, droga e fumo e degli effetti di queste sostanze soprattutto sui giovani. L’incontro è promosso dalla neo costituita associazione “Aura Aps” nata da un’idea della neurologa e psicoterapeuta Enza Pinto.

La necessità di trattare questa delicata tematica – fanno sapere gli organizzatori – nasce dalla consapevolezza dell’emergenza che ha assunto il fenomeno nella città di Oria e non solo purtroppo in questa città.

La dipendenza è un termine generico usato per descrivere la sensazione soggettiva di un bisogno irrefrenabile.

L’età dell’adolescenza non è soltanto uno spazio di transizione psicologica, come si dice da sempre, ma va compresa anche dal punto di vista neurobiologico: dai 13 ai 25 anni all’incirca il cervello si modella e assume la struttura adulta, acquisendo competenze cognitive, relazionali e affettive che resteranno sostanzialmente stabili nel resto della vita.

ALCOL. Il dato allarmante è che i ragazzi si avvicinano all’alcol sempre più precocemente e ne abusano già a partire dagli 11-12 anni nonostante in ambito medico se ne raccomandi il divieto almeno fino ai 16 anni. “Solo a partire da questa età, infatti, l’organismo sarà in grado di metabolizzarlo in modo corretto”.

Il drink alcolico è considerato oggi una sorta di “rito di passaggio sociale” che caratterizza la fine dell’infanzia. E il tradizionale divario tra i due sessi risulta oggi assai più contenuto rispetto al passato.

L’alcol assume il ruolo di facilitatore poiché i suoi effetti, in apparenza, possono aiutare il ragazzo a superare timidezze, ansie e paure. Allo stesso tempo, però, un’assunzione reiterata nel tempo può originare segni evidenti di malessere psico-fisico e comportamenti pericolosi.

Nel momento in cui le conseguenze non sono immediate ma a lungo termine, i ragazzi fanno ancora più fatica a prendere consapevolezza del problema e ad avvertirlo come un pericolo reale. Inoltre, non avendo una maturità e un’autonomia psichica, quando abusano delle sostanze alcoliche lo fanno in maniera irresponsabile, completamente in balìa dell’inconsapevolezza e degli eventi.

L’alcol è la sostanza psicotropa che miete più vittime in termini di dipendenza, rispetto a fumo, droghe sintetiche e cocaina: dal 2008 al 2017 in Italia sono stati 435mila i morti per malattie alcol-correlate, incidenti, omicidi e suicidi ad esso dovuti. Non solo. È la sostanza che dà più dipendenza, e si tratta di un fenomeno in ascesa: si beve ovunque, a qualunque ora, sempre più lontano dai pasti e soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione.

FUMO. Si tratta di un passaggio critico nella vita dei ragazzi. Viene abbandonato il ruolo di bambino in famiglia e si costruisce una nuova identità, come adulto, nella società. All’interno di questi cambiamenti il fumo potrebbe assumere un ruolo di facilitatore nell’inserimento del gruppo dei pari, una specie di rito di iniziazione.

CANNABISSecondo i dati del 2017 dell’Osservatorio europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, la cannabis è la sostanza stupefacente più consumata al mondo. Il più importante principio attivo della cannabis, il Delta 9 Tetraidrocannabinolo (THC), agisce su diverse zone del cervello e causa, tra gli altri, effetti negativi su memoria e apprendimento, nonché sui sistemi di regolazione dei movimenti.

Ma qual è il comportamento dei genitori nel rapporto con i loro figli?

L’ansia genitoriale sale perché credono che il mondo dei figli sfugga d’un tratto al loro controllo, senza rendersi conto che probabilmente sotto il loro controllo non c’è mai stato. Quando a morire di droga è un ragazzo come tanti, “che poteva essere tuo figlio”, la famiglia si sente messa sotto accusa nella funzione educativa dei genitori e trova nelle discoteche e nella scuola che non svolge più il suo ruolo le cause principali del disagio giovanile. A perderci in questo tiro alla fune di responsabilità mancate sono i giovani.

Domandarsi di chi siano le responsabilità ha un senso solo se si parte da una visione senza ipocrisie e dal presupposto che le cause sono molteplici. In che modo? In primo luogo iniziando a parlare di dipendenze piuttosto che di droghe. Basta frequentare per un po’ i servizi sociali dei comuni per capire che il vero problema non sono solo le droghe ma le dipendenze, che a cadere nella trappola sono i giovanissimi (a partire dalle elementari) e che nei piani sociali di zona i fondi da destinare al disagio giovanile sono sempre meno.

Per tale ragione, c’è un bisogno enorme di responsabilizzarli, sin da quando sono piccoli, evitando di fare paternali o parlare unicamente in termini allarmistici.

In questi casi, anche le imposizioni e le minacce di punizioni da parte dei genitori non servono, perché il concetto di limite si costruisce in una fase precoce e deve essere interiorizzato gradualmente, in modo tale che crescendo i figli siano in grado di tutelarsi autonomamente e sappiano dire no quando si accorgono che si sta esagerando, anche quando il gruppo fa delle cose che non si dovrebbero fare.

Il presente è la fatica del crescere in un mondo adulto sempre meno attento e sempre meno adulto, centrato sul tutto mi è permesso e tutto è possibile, in cui però le frustrazioni rispetto a ciò che è indicato come “successo” sono fortissime e in cui l’esperienza del limite anziché essere un’esperienza di normalità viene vissuta come fallimento. Il vero tema è un’educazione responsabile, un approccio diretto e onesto che non serva solo ad allontanare i giovani dalla droga ma che porti i ragazzi stessi a un rifiuto consapevole.

In queste profonde riflessioni saremo coadiuvati dall’introduzione della psicoterapeuta e neurologa del “Perrino”, d.ssa Enza Pinto, dal padrone di casa don Francesco Sternativo, dal moderatore dr. Pietro Battipede e dagli ospiti.

Ci sarà il saluto istituzionale del Sindaco, d.ssa Maria Lucia Carone, che ha voluto onorarci con il patrocinio del Comune di Oria.

Nell’occasione sarà presentata alla cittadinanza l’Associazione di Promozione Sociale A.U.R.A. (Azioni Utili per la Ricerca di Attività) attraverso i suoi soci fondatori, il presidente ing. Corrado De Iudicibus ma soprattutto con le finalità che si propone di perseguire per favorire l’economia locale, la promozione e la valorizzazione della comunità e le attività del nostro territorio.

Lo psicologo Luca Carbone parlerà della storia delle comunità terapeutiche in Italia, soffermandosi sulla nascita e lo sviluppo della comunità Emmanuel e sul sistema pedagogico elaborato da padre Mario Marafioti, alla base delle sue forme di intervento tipiche. Inoltre, dopo una breve disamina delle diverse teorie sulle dipendenze patologiche, si soffermerà sull’orientamento psicopedagogico attualmente in uso nella comunità Emmanuel per il “Trattamento residenziale delle dipendenze patologiche”. Un altro aspetto importante della comunità è rappresentato dalla “Scuola Genitori” di cui è valido rappresentante il sig. Gianfranco Aversa. E’ rivolta non solo ai genitori di ragazzi che si trovano in comunità. Il metodo è l’ascolto, la comunicazione e il dialogo. L’obiettivo primario è la liberazione, la guarigione, la maturazione dell’uomo e della donna, del padre e della madre, della coppia e della famiglia. Obiettivo collaterale è mettersi in cammino accanto al figlio in comunità o con il pensiero al figlio ancora in confusione, preparando l’humus familiare necessario a ripartire in maniera nuova verso il figlio e con il figlio verso la vita, la società, il tempo. Gli alunni sono dunque i genitori che vengono a questa scuola di vita, senza ricette, senza schemi, senza voti; ricercano non la scienza ma la sapienza, a mano mano che imparano da quella severa maestra che è la storia passata e presente, vissuta spesso così intensamente e così dolorosamente accettando di essere alunni e recependo nell’ascolto, diventano quasi senza accorgersene dei piccoli maestri l’uno in rapporto all’altro trasmettendo la loro stessa vita nella partecipazione, in sintesi è un gruppo di auto-aiuto.       

Il laboratorio di Patologia Clinica, Analisi Microbiologiche e Radioimmunologiche del dr. Costanzo D. Mardighian ha supportato questa iniziativa, essendo sempre stato attento e vicino alle necessità del nostro territorio, offrendo da oltre quarant’anni competenza e affidabilità, rigore scientifico e vicinanza ai bisogni dei pazienti, con particolare attenzione alle problematiche che richiedono riservatezza e sensibilità, come quelle delle dipendenze. Lo “Screening di Primo Livello per la determinazione delle droghe d’abuso” sarà il tema trattato dalla biologa Pamela Cinieri che presenterà quali sono i materiali e i metodi adottati per rilevare la presenza delle droghe d’abuso.

L’intervento del dr. Giovanni Fiore dal titolo “Dipendenze oggi” porrà l’accento sul fatto che oggi il Sapere Medico deve farsi “pop”: deve includere culture e discipline varie, deve contaminarsi con forme sociali, culturali, politiche, filosofiche e mediatiche del mondo moderno per culminare in una condizione della psiche più sana e appagata fino a creare una sorta di “clinica del sintomo dell’intossicazione” dove si possa raggiungere l’incontro creativo e poetico tra malattia, essere sofferente e medico.

Per allietare la serata con una dose di leggerezza sempre necessaria nell’affrontare questi temi così scottanti, si esibiranno in una toccante performance recitativa la compagnia teatrale “Ka-tet” Destini teatrali, in una dinamica coreografia dal titolo “Complici”, i ballerini Carola Calò e Annalucia Carbone della dance studio “Arte in Movimento” e le scenografiche unità cinofile antidroga accompagnate dai loro inseparabili addestratori.

La partecipazione è gratuita e l’invito esteso a tutti.

“Dio fornisce il vento ma l’uomo deve alzare le vele” (Sant’Agostino)

 

 

 

 

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