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L’Asl: «Nessuna diagnosi di tumore, la paziente ha scelto di rivolgersi altrove»


Si riceve e pubblica:In riferimento a recente articolo riguardo la presunta diagnosi di tumore presso l’Ospedale di Francavilla Fontana, effettuate le verifiche interne, si ritiene la notizia fuorviante e non corrispondente al vero.La signora si è rivolta al reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Francavilla Fontana per eseguire un pap-test (esame di screening e prevenzione delle neoplasie del collo uterino) che è risultato positivo e, quindi, nell’esito veniva indicato il controllo di II livello con approfondimento diagnostico di colposcopia, come previsto dalle linee guida nazionali e internazionali. Nessuna diagnosi di tumore è stata indicata nell’esito del pap-test, ma solo l’avvertenza di effettuare ulteriori approfondimenti.

Nel caso in esame, come avviene di prassi secondo procedure consolidate da protocollo interno, la signora è stata convocata per ricevere tutte le informazioni sull’esito dell’esame e sul tipo di accertamento ulteriore a cui sottoporsi, con colposcopia già programmata dal reparto per l’11 aprile.

L’utente invece ha deciso di ritirare il referto dell’esame immediatamente e, nonostante un medico dell’ambulatorio le abbia illustrato gli step successivi, non si è presentata all’appuntamento programmato, preferendo rivolgersi ad altra Azienda sanitaria.

Comprensibile che un test positivo possa allarmare chiunque, si fa presente che prima di effettuare la diagnosi è necessaria la colposcopia, un esame che permette la visione ingrandita del collo dell’utero attraverso una particolare lente. Alla colposcopia si può eventualmente far seguire una biopsia per effettuare una diagnosi istologica. E’ questa la prassi che correttamente era stata avviata presso l’Ospedale di Francavilla Fontana.

Dagli anni Ottanta è dimostrato che nella stragrande maggioranza dei casi il tumore del collo dell’utero deriva da un’infezione persistente da Papillomavirus umano (HPV), quindi ha un’origine virale infettiva. Si stima che oltre il 90% delle persone contraggono questo virus nel corso della loro vita, ma in genere l’infezione regredisce spontaneamente. Della piccola percentuale di donne in cui l’infezione diventa persistente, soltanto una parte sviluppa le lesioni displastiche che precedono il cancro invasivo. (Fonte AIRC).

Ufficio stampa Asl Brindisi

 

 

 

 

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