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Sindacato infermieri aveva già denunciato quasi tutto nel 2018: «Ora pronti a ogni forma di protesta»


Il sindacato delle professioni infermieristiche “NurSind” aveva già denunciato nel 2018 (era il 10 gennaio) alle Autorità competenti – Procura compresa – alcuni dei rischi concretizzatisi assurti agli onori delle cronache in questi giorni. Non avevano mica la sfera di cristallo, solo un bel po’ di esperienza sul campo. E neanche s’immaginavano nei peggiori incubi – come tutti noialtri – l’insorgere si un’emergenza come quella che tutti insieme, nel bene e nel male, si sta provando a fronteggiare. Il segretario territoriale di quel sindacato, due anni e mezzo fa, segnalò ciò che già allora rappresentava un problema tuttora concreto, ma puntualmente accentuatosi oggigiorno per via del Coronavirus. Non riassumeremo ciò che scrisse a Procura, Direzioni (generale e sanitaria) Asl, Assessorato alla Sanità e presidente della Regione Puglia (se vorrete, lo troverete, scaricherete e leggerete integralmente da QUI). Ma torniamo ai giorni nostri.Lo scorso 4 maggio, il dottor Pietro Gatti, diretto dell’Unità operativa complessa di Medicina interna dell’ospedale “Antonio Perrino” di Brindisi, ha protocollato una nota che – in considerazione della situazione odierna – si rivela molto interessante. L’oggetto è questo: dismissione reparti Sospetti COVID e fine incarico di Coordinamento.

Ma cosa comunica il dottor Gatti a direttore medico, direttore generale, direttore sanitario e, per conoscenza, direttore del pronto soccorso, direttore di Endocrinologia, direttore di Otorinolaringoiatria e medico competente?

Ecco cosa:

“In considerazione dell’attivazione h24 dei tamponi per ricerca Covid-19 presso il PS e la riduzione dei ricoveri presso le areee sospetti COVID si invita la DM (Direzione medica) di Presidio a valutare l’opportunità di chiusura dei reparti Sospetti COVID ORL (Otorinolaringoiatria) ed Endo-Dermo con riassegnazione del personale, dopo opportuno periodo di Isolamento Fiduciario ed esito di Tampone, in coordinamento con il medico competente, ai rispettivi reparti di appartenenza.  

Utile, al momento, conservare l’area Sospetti annessa ad area per ricovero pazienti COVID positivi di area chirurgica presso la Chirurgia Plastica. 

Tale area sospetti, annessa all’Obi (Osservazione breve intensiva) di PS (Pronto soccorso), potrà essere gestita direttamente dal Dirigente di PS con l’ausilio di personale medico in servizio presso i reparti Sospetti COVID. 

Si ritiene pertanto concluso il personale contributo di coordinamento dell’area Sospetti COVID sperando di aver effettuato il proprio compito così come da attese della Direzione”. 

Facendo un passo indietro di due giorni (2 maggio) al protocollo Asl risulta un’altra nota piuttosto interessante, stavolta a firma del direttore medico del “Perrino”, dottor Antonino La Spada, indirizzata a direttore generale e sanitario, coordinatore dei presìdi ospedalieri e, per conoscenza, al direttore facente funzioni del pronto soccorso e a quello di Medicina (Gatti):

“L’effettuazione dei tamponi a tutti i pazienti del pronto soccorso cui seguirà il ricovero, nonché a tutti gli operandi (come comunicato dal coordinatore dei presidi ospedalieri Dott. Antonio Montanile, in data odierna, e confermato, sempre in data odierna, dal Direttore UOC Patologia Clinica Dott. Angelo Santoro) stante le criticità strutturali del Pronto Soccorso e la necessità di garantire ai pazienti summenzionati un idoneo distanziamento in attesa dell’esito del tampone, impone la ricerca di urgenti soluzioni di tipo strutturale (tenuto conto che tale problematica, già emergente in queste ore, prevedibilmente aumenterà esponenzialmente già la prossima settimana). 

Sulla scorta della proposta inoltrata alle SSLL con nota prot. n. 30843 del 24.04.2020, si potrebbe stralciare dalla stessa la parte relativa al Pronto Soccorso e procedere con urgenza n tal senso od, in alternativa, prevedere quanto già indicato come soluzione tecnico-organizzativa nella nota del 10.02.2020 prot. n. 11867, ossia l’attivazione di un P.M.A. (strutture modulari idonee allo scopo) da posizionare in area contigua al Pronto Soccorso in cui porre in osservazione, adeguatamente distanziati, i pazienti in attesa dell’esito del tampone. 

L’assistenza di tale “Area sospetti” potrebbe essere posta in carico al Pronto Soccorso ed a tale fine a questo Servizio potrebbero essere assegnati i Medici e gli Infermieri neo-assunti per le “Aree sospetti” (precedentemente coordinate dal Dott. Gatti)”. 

Ed ora, tornando al punto di partenza, il NurSind non ci sta e si dice pronto a ogni forma di protesta:

Carmelo Villani, segretario territoriale Brindisi NurSind

“Mentre, per fortuna, si dismettono le aree sospetti COVID, una spada di Damocle incombe sul nostro servizio sanitario provinciale.

Era il 2018 quando la scrivente organizzazione sindacale denunciava, con atto di esposto alla Procura della repubblica, fra le altre cose, la insufficiente adozione di adeguate soluzioni strutturali, logistiche ed organizzative dei pronto soccorso,  una accettazione/triage non provvista di idonee sale visita che permettano il corretto espletamento della valutazione infermieristica e il rispetto della privacy del paziente, l’assenza di spazi idonei che consentano l’isolamento di casi potenzialmente infetti e la presa in carico di problematiche situazioni sociali, la inadeguatezza strutturale della cosiddetta “sala barellati” che comporta promiscuità, assenza di privacy oltre che notevoli difficoltà nella gestione delle urgenze in attesa.

Oggi più che mai senza soluzioni immediate a tali carenze si rischia una nuova emergenza.

Tornare alla normalità non può significare tornare alla situazione di sovraffollamento del periodo pre Covid.

Alle strutturali difficoltà di ricovero per la carenza di letti nei reparti di degenza, si aggiunge ora la difficoltà da parte dei reparti ad accogliere i pazienti dal pronto soccorso prima dell’esito del tampone che verifichi la negatività al virus Sars Cov 2.

Questo fenomeno porterebbe a un rallentamento dei percorsi, creando sovraffollamento in sala d’attesa e nei locali attigui, impedendo il rispetto delle distanze di sicurezza previste per evitare il contagio.

Non vorremmo per questo essere costretti a drastiche forme di protesta a tutela dei cittadini e degli operatori”, sostiene sempre il segretario territoriale Villani.

 

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