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La preside vuole alunne e alunni in divisa, ma le famiglie insorgono: «Costose e discriminatorie»

Divise simili a quelle che potrebbero dover indossare bambine e bambini del Terzo istituto comprensivo

Da una parte la dirigente scolastica del Terzo istituto comprensivo di Francavilla Fontana, Adelaide D’Amelia; dall’altra, genitori/genitrici, Unione degli studenti e assessore a Istruzione e Pari opportunità.

Oggetto del contendere, la presunta imposizione da parte della preside di divise in stile college, peraltro differenziate, ad alunne e alunni. Mamme e papà, pur avendo apprezzato il nobile fine dell’iniziativa – volta a “fornire un’impronta di ordine, professionalità e diligenza” – sono però insorti: secondo loro, quelle divise sono non solo costose (35 euro l’una, che non sarà sufficiente a coprire l’intera settimana) ma persino tendenti a rimarcare le differenze di sesso tra maschietti e femminucce. Non a caso, le famiglie hanno scritto un’accorata e dettagliata lettera, dai contenuti sia pratici sia etici, alla responsabile dei plessi al fine di chiederle un passo indietro.
La dirigente ha replicato in modo civile, ma ha sostenuto e riaffermato le proprie ragioni: nessuna imposizione ma confronto con i docenti e Consiglio d’istituto (in programma nel pomeriggio di quest’oggi), rispetto di genere e disponibilità verso le famiglie meno abbienti; essi i punti cardine della sua risposta.
Solo che poi alla protesta, anch’essa garbata, di genitrici e genitori, si sono affiancati l’Uds e Sergio Tatarano, che nella Giunta Denuzzo ha le deleghe all’Istruzione e alle Pari opportunità e da sempre è un paladino per quanto concerne i diritti civili e l’eliminazione delle diseguaglianze di qualsiasi fatta e, dunque, anche avverso quelle – tuttora diffuse, al massimo latenti – maschio/femmina.
Così il “sindacato” delle studentesse e degli studenti, che ha paventato un ritorno al passato: Genitori e studenti dicono NO ad una divisa scolastica imposta. In un momento storico in cui le famiglie sono state prolungamento della scuola e salvagente emotivo dei figli ed ancora devono affrontare grandi difficoltà economiche, subiscono l’ennesimo “smacco” per una decisione anacronistica che punta l’accento sulle differenze tra donne e uomini e non tiene conto dell’aggravio economico che ogni famiglia dovrà sobbarcarsi».
Si è espresso invece a questo modo, in una missiva alle famiglie, Tatarano: «Pur nel massimo rispetto dell’autonomia di ogni Istituto, mi sento di condividere le considerazioni esaustivamente esposte dai firmatari della nota e ritengo che io non possa restare indifferente sia rispetto alle difficoltà che la decisione in questione creerebbe nelle famiglie più fragili sul piano economico sia, in maniera generalizzata, rispetto all’alimentazione dello stereotipo di genere: si tratta di due questioni particolarmente sentite da questa Amministrazione, intensamente impegnata a combattere le disuguaglianze economiche, a superare ogni soluzione stereotipata, a difendere e promuovere le pari opportunità e quindi anche e soprattutto la libertà di scelta di chiunque, tanto più quando si tratta di tutelare le giovanissime generazioni che, a parere di chi scrive, sarebbe opportuno non “incasellare” in categorie precostituite, con tutte le intuitive e potenziali conseguenze negative sul naturale sviluppo di bambine e bambini».
Infine, l’assessore si augura che “la soluzione contestata possa essere sottoposta ad una nuova e più approfondita discussione, facendo tesoro di quanto evidenziato nella nota dei genitori e nello stesso tempo cercando di soddisfare le legittime aspettative e le certamente nobili intenzioni della Dirigente».
Un pur pacato muro contro muro, insomma, tra una visione collegiale – nel senso di college in stile anglosassone – da parte della preside, da una parte; i cosiddetti conti della serva, oltre che le riflessioni egalitarie, di mamme e papà all’unisono con l’approccio aperto e modernista dell’Amministrazione comunale francavillese in carica.
Dal piccolo, quindi, ne è scaturita una discussione su grandi tematiche: effettiva capacità di spesa nell’era Covid e parità di genere.
E, in tutto ciò, c’è chi rimpiange i grembiuli di una volta, a patto che siano dello stesso colore per bimbe e bimbi: la loro funzione principale non era, forse, quella di attenuare le differenze economiche, sociali e persino sessuali tra i banchi di scuola?
Eliseo Zanzarelli

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