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Fedeli e forse religiosi scrivono a papa e istituzioni cattoliche: questo vescovo non ci piace, mandatecene un altro

Una dura lettera, anche se anonima da parte di un sedicente nutrito gruppo di Fedeli della Chiesa di Dio “per evitare che vi possano essere ripercussioni personali su di noi, sui nostri fratelli, figli, fratelli e amici sacerdoti a noi riconducibili”.

Una dura lettera aperta, quindi conoscibile da chiunque, indirizzata nientemeno che a papa Francesco e ad altre alte figure istituzionali della Chiesa cattolica, quella formulata da un gruppo di fedeli e – pare – anche da esponenti del clero ai quali non piace affatto il l’opera pastorale di monsignor Vincenzo Pisanello, vescovo della Diocesi di Oria.

Sono pesanti le accuse specifiche mosse al “pastore”, con tanto di cenni al diritto canonico, come quello in cui sui presuli si ammonisce: “Sia Eminente per fede salda, buoni costumi, pietà, zelo per le anime, saggezza, prudenza a virtù umane, e inoltre dotato di tutte le altre qualità che lo rendono adatto a compiere l’ufficio in questione”.

“Per ovvie ragioni – specificano – non possiamo e non vogliamo sindacare sulla fede salda e sui buoni costumi del vescovo Pisanello ma possiamo testimoniare, per esperienza diretta di cui parleremo appresso, la scarsezza di prudenza, l’indifferenza più volte dimostrata per la cura delle anime, la saggezze da sé ostentata e mai dimostrata, la prudenza sovente sostituita da sicumera e la totale assenza di altre di altre virtù umane e spirituali quali la capacità di ascoltare e farsi consigliare, la paternità materiale e spirituale e soprattutto l’essere dispensatore della Misericordia di Dio, molto spesso sostituita da ripicche e punizioni con risultati nefasti”.

Si fa cenno poi a rapporti “burrascosi” con 20 sacerdoti sui circa 80 del clero diocesano, definite vittime di un presunto mancato dialogo.

“Non è saggio e prudente – si scrive – quel vescovo che litiga con gran parte dei superiori degli istituti religiosi presenti nella nostra Diocesi, come per esempio con i Servi di Maria o i Passionisti, o con le Madri Generali di alcune congregazioni di suore”

E ancora: “Non è saggio e prudente quel vescovo che usa l’ufficio di Parroco non per assicurare la cura delle anime, ma per premiare i fedelissimi e gli intoccabili e punire chi non risponde al suo sistema di potere, o perché non ha scheletri nell’armadio tali da essere posto sotto minaccia o semplicemente per divergenza di vedute”.

Poi si fa un esempio concreto e dall’indicazione territoriale ben definita: “Emblematico è il caso successo recentemente alla comunità di Erchie, dove i parroci dell’unità pastorale, seguendo la volontà della popolazione si sono opposti alla costruzione di una nuova chiesa e sono stati rimossi subito dall’ufficio di parroco e sostituiti da altri più malleabili, o di parroci che sono stati sollevati dall’ufficio e invitati a ‘cercarsi dove dire messa’ (sic!) lasciando di fatto tanti preti senza incarichi pastorali dando uno schiaffo alla Divina Provvidenza che ha voluto arricchire la nostra chiesa di così tante vocazioni, che sono drammaticamente in calo negli ultimi anni”.

Si riferisce inoltre di un vescovo che non ascolterebbe le comunità parrocchiali diocesane e che imporrebbe “decisioni con autorità e denigrando i consigli pastorali parrocchiali, umiliando le funzioni dei laici in spregio del Concilio Vaticano II”.

“Non vi è zelo per le anime quando si creano dal nulla unità pastorali accorpando parrocchie senza conoscere e ascoltare il territorio, senza fare un progetto pastorale alla base, senza una programmazione di ampio respiro della vita e della struttura diocesana. Non vi è zelo per le anime, quando si impongono costruzioni di chiese contro la volontà delle popolazioni, decisioni calate dall’alto in spregio a quel senso di comunità che dovrebbe sottendere ogni scelta pastorale e amministrativa”.

“Queste situazioni poste ad esempio sono solo quelle accadute nell’ultimo anno pastorale, ma andando indietro nel tempo si possono facilmente reperire altri e più calzanti esempi della mancanza di amore del vescovo Pisanello per quella che definì nella messa del suo insediamento ‘la mia sposa’. L’unica cosa in cui il vescovo Pisanello eccelle senza rivali è la capacità di amministrare i beni materiali della nostra Diocesi ma in maniera personalistica, in totale solitudine o con l’assistenza di un solo collaboratore fidatissimo, don Francesco Nigro, che ricopre tutti, nessuno escluso, gli uffici della curia che richiedono o prevedono movimentazioni economiche”.

“Non vi è chi non veda l’enorme mole di lavori di ristrutturazione o di nuova costruzione avviati nell’ultimo decennio nella nostra Diocesi che hanno coinvolto strutture di proprietà degli enti ecclesiastici e che sono stati quasi tutti effettuati da una nota ditta del Leccese (…)”.

E infine: “Potremmo continuare ancora ma preferiamo affidare il resto delle nostre considerazioni, quelle più intime e personali, alla misericordia di Dio, alla Divina Provvidenza e allo Zelo dello Spirito Santo affinché illumini le menti di chi è chiamato a decidere le sorti della nostra Diocesi. Al Santo Padre, alle Loro Eminenze ed Eccellenze, invece, rivolgiamo la nostra supplica chiedendo con forza di voler verificare ciascuno secondo le modalità proprie dei loro uffici, la veridicità del contenuto della presente e degli altri fatti di cui sono a conoscenza e di voler provvedere con solerzia, ciascuno per le proprie competenze, alla nomina di un nuovo pastore della Chiesa di Oria per il bene della Chiesa e del popolo di Dio”.

Chissà se questo “esposto”, per quanto anonimo, sarà letto e ascoltato dai vertici cattolici. Si sa, comunque, che non poche tensioni esistono nella Diocesi e nella comunità, delle tensioni sfociate in aperta polemica – tanto per ricordare un caso eloquente – in occasione il 30 agosto delle celebrazioni in onore di San Barsanofio, patrono di Oria e protettore della stessa Diocesi.

In quell’occasione, il vescovo Pisanello ritenne dalla sua cattedra nel corso del pontificale e di fronte a una festa laica in tono minore di bacchettare parte della società, della politica e del giornalismo invitando ciascuno a pensare più ai veri valori del Cristianesimo e meno alla parte spettacolare delle cose.

Poi il 14 settembre, ricorrenza della Madonna della Fontana in quel di Francavilla, ha giustamente goduto di luminari, concerto bandistico, mercatino, concerto e fuochi d’artificio. Qualcuno ha ironizzato: due feste e due misure?

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