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Antenna Iliad nel centro abitato, Consiglio di Stato dà ragione alla compagnia telefonica: può entrare in funzione, nessun danno provato dai ricorrenti

Quell’antenna in via Morgagni s’ha da fare. L’ha stabilito il Consiglio di Stato, massimo organo della giustizia amministrativa che ha accolto totalmente il ricorso presentato dalla compagnia telefonica Iliad. Secondo i giudici di secondo grado, non ci sono state falle nella procedura seguita presso il Comune di Oria né esistono danni concreti per quel nugolo di cittadini che in precedenza aveva avuto ragione dinanzi al Tar. Essi, anzi, sono stati riconosciuti non legittimati ad agire così come non legittimato sarebbe stato il comitato spontaneo di cui fanno parte. Nessuna certezza, infatti, in merito al nocumento – solo potenziale e non provato – in merito a salute, ambiente e urbanistica.

Il Tar diede ragione al comitato, ma il Consiglio di Stato, interpellato dalla società di telefonia per mettere fine alla questione, ha ribaltato tutto, dando l’ok all’antenna 5G Iliad installata su un’abitazione privata nel centro abitato di Oria.
Si conclude così una vicenda destinata, in un modo o in un altro, a fare giurisprudenza. Una vicenda, pure, che aveva scosso diversi cittadini che, riuniti in comitato, avevano cercato in tutti i modi di opporsi all’installazione del ripetitore, tanto da interpellare il Tribunale Amministrativo.
Il Tar, in effetti, aveva dato ragione ai 4 cittadini promotori dell’azione,  sollevando dubbi sulle procedure attuate dal Comune di Oria e dalla società. Che, però, non si è fermata, avendo interpellato appunto al Consiglio di Stato. Ed è a Roma che la bilancia dei torti e delle ragioni ha mutato i pesi. Il supremo organo ha, infatti, dato l’ok all’istallazione dell’antenna 5G, per un procedimento dove, giusto rimarcarlo, non si sono costituiti né i cittadini, né lo stesso Comune.

Un procedimento, pure, dove al netto delle speculazione circa le autorizzazioni, i regolamenti e i presunti danni alla salute, viene fuori un concetto estremamente importante. Nell’accogliere il ricorso di Iliad, infatti, si fa riferimento alla norma che assimila “le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica… alle opere di urbanizzazione primaria”.

Come a dire che sì, il 5G è necessario. Nonostante le sentenze di primo grado. Nonostante via Morgagni, ad Oria, dove c’è un’Antenna 5G che già da oggi può entrare in funzione.

Discorso diverso per la zona cimitero nuovo, dove il Comune è stato meno drastico nel concedere a Iliad una postazione per un altro ripetitore. Se nel caso di via Morgagni, infatti, la stazione radio base è stata installata su di un’abitazione privata – per i proprietari circa 9mila euro annui da parte della compagnia – quella nei pressi del camposanto sarebbe sorta su suolo pubblico e avrebbe potuto fruttare qualche soldino per il Comune. In questo secondo caso però la procedura si è arenata.

Nel caso di via Morgagni l’ente si era invece costituito in giudizio e circa 10mila euro erano stati liquidati a un noto legale amministrativista. Nessuna costituzione in appello, a parte quella di Iliad che ha incassato una sentenza potenzialmente idonea a fare giurisprudenza in eventuali altri casi analoghi.

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