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Sacerdote ereditò circa un milione di euro da anziana parrocchiana, reato prescritto. Era a processo per circonvenzione d’incapace

È intervenuta la prescrizione e dunque non si può più procedere nei confronti di monsignor Angelo Altavilla, che nel 2014 ereditò da una sua parrocchiana di Latiano – deceduta a 89 anni – beni mobili e immobili per circa un milione di euro.

Il parrocco era stato denunciato dai familiari della donna ed era quindi finito a processo per il reato presunto di circonvenzione d’incapace. Sul piano penale non si può fare alcunché, perché il termine di prescrizione è scaduto il 10 settembre 2022.

Il giudice del Tribunale di Brindisi Leonardo Convertini non ha quindi potuto che prenderne atto e metterlo per iscritto. Con buona pace di Daniela e Giovanna Italia Maglie, di Latiano, e Raffaele Cuna, di Torre Santa Susanna, i quali puntavano a ottenere almeno una parte di quell’eredità cui – a loro dire – avrebbero avuto diritto. I tre sono stati assistiti dagli avvocati Antonio Sartorio, Antonella Rizzo e Cosimo Lodeserto, mentre il religioso è stato difeso dagli avvocati Massimo Manfreda e Vincenzo Farina.

Gli avvocati Sartorio e Rizzo

“Mi sento abbandonata due volte, dalla Legge e dalla Chiesa. Ora non sappiamo se la strada della causa civile è percorribile, ci vogliono soldi e, soprattutto, tempo. Noi abbiamo chiesto a monsignor Angelo Altavilla anche di mettersi una mano sulla coscienza e di venirci incontro”, dichiara Daniela Maglie nel ringraziare comunque i suoi legali.
Ma cosa accadde? Vita Maglie morì il 30 aprile 2014. Non era sposata né aveva figli, ma più di qualche proprietà per circa un milione di euro. I suoi parenti, dopo il decesso, scoprirono che aveva fatto testamento il 24 novembre del 2008.

In quel testamento, la signora Vita scrisse che un parroco di Latiano – proprio don Angelo – sarebbe stato indicato quale suo erede universale di beni mobili e immobili: soldi e proprietà. Il sacerdote avrebbe comunque dovuto provvedere a funerale, sepoltura, messe in suffragio e con la condizione che “quanto residuerà dovrà essere impiegato in opere di carità, di religione e di culto che siano legate al territorio di Latiano”.

Don Angelo aveva anche un conto corrente presso una banca con filiale a Latiano, conto aperto nel 2011, e un altro aperto nel 2013. Conti comunque movimentati tra bonifici, giroconti, assegni e polizze.

Don Angelo Altavilla

L’anziana era sicuramente legata al suo parroco, ma già nel 2002 aveva avuto problemi di salute e infatti poi si scoprì il suo essere affetta da Alzheimer. Si legge sempre nel capo d’imputazione che nei mesi antecedenti al maggio 2008 già soffriva di gravi amnesie e problemi mentali. Nel settembre 2011 le fu diagnosticato l’Alzheimer, con aggravamento nel mese di luglio 2013. Il 25 luglio 2014 donò alla parrocchia di Latiano un’abitazione, due garage, due fabbricati e quattro uliveti. Intanto, si apre un’indagine. 

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, dispose il sequestro di: un appartamento a Latiano in via Risorgimento, 41, due locali adibiti a rimessa, sempre a Latiano, in via Osanna, 71, e un fondo rustico in agro di Mesagne, in contrada Vergine, con vecchio fabbricato al piano terra. Che qualcuno si fosse approfittato della condizione di minorità di quella donna tanto devota? Sorse questo dubbio e alcuni parenti denunciarono tutto.

Dopo qualche passaggio a vuoto, il 9 novembre 2017 monsignor Angelo Altavilla venne rinviato a giudizio, mentre il 3 luglio 2018 ci fu l’ammissione delle parti civili. Il processo andò per le lunghe, tra eccezioni, rinvii e testimonianze.

Fino al recente epilogo: il tempo è scaduto. “Detti termini sono interamente decorsi alla data di commissione dell’ultimo fatto di reato contestato all’odierno imputato e risalente al 5 maggio 2014”, si legge nei motivi della decisione del giudice.

Uno degli avvocati di don Angelo, Manfreda, dichiara: “La prescrizione in primo grado è una pronuncia assolutamente neutra. Ovviamente avremmo voluto concludere il processo per dimostrare la nostra totale innocenza. Non abbiamo fatto altro che assecondare le volontà della signora, volontà che aveva più volte manifestato sin da giovane”.

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