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Voti comprati (e venduti)? Sospetti, segnalazioni ed esposti in diversi comuni chiamati alle urne. Soglia d’attenzione molto alta: non si fa, e basta

di Eliseo Zanzarelli

Una cosa è il clientelismo per così dire innocente: tu voti spontaneamente a colui che legittimamente e altrettanto spontaneamente ti ha fatto un favore, una pratica discutibile ma persino lecita se non sconfina nell’estorsione.

Un’altra cosa è comprare (e quindi anche vendere) i voti, perché i voti non si vendono né si comprano. Se poi uno crede a qualche promessa, generale o persino particolare (lavoro e cose così) quella è una questione di fiducia e comprenderà in seguito, a risultato eventualmente ottenuto, se ha fatto bene a fidarsi o a cascarci.

A proposito delle presunte regalie in denaro, si apprende come tutta una serie di sospetti, segnalazioni e denunce – queste ultime perlopiù in forma anonima, ma pare in qualche caso circostanziate – siano approdati in questi giorni di accesa campagna elettorale negli uffici delle forze dell’ordine e della Procura, ovviamente per i diversi comuni del Brindisino chiamati alle urne esattamente tra 12 e 13 giorni (si vota sia il 14 che il 15 maggio).

Vi sarebbero ipotesi di compravendita tra le più svariate: o soldi dati immediatamente e sulla parola oppure il classico sistema del 50 e 50 che prevederebbe la consegna di una parte di quanto promesso subito e la restante parte dopo aver provato il rispetto dei patti. Come si fa a fornire la prova? Semplice: silenziare telefono e scattare foto nel segreto e nell’intimità della cabina elettorale. Qualcosa che si consiglia fortemente di evitare perché si rischia non soltanto la nullità del voto, ma anche d’incappare in guai molto più seri.

Considerati i tempi di crisi, esisterebbe in alcuni casi un tariffario al ribasso rispetto agli anni passati: valore medio di una preferenza, 30 euro dei quali 15 in tempo reale, i restanti 15 dopo aver dimostrato di aver fatto il proprio “dovere”. In base alle disponibilità economiche personali, poi, ci sarebbe anche chi dà o promette di più. E ci sarebbero anche candidati diffidenti: nessun anticipo, tutto a cose fatte e prove alla mano.

Una situazione a dir poco spinosa e sulla quale è difficile investigare persino per chi lo fa per mestiere: difficilissimo (ma non impossibile, se si hanno sospetti) controllare una platea così nutrita di aspiranti amministratori pubblici ed elettori, per giunta dislocati in diverse realtà comunali. L’attenzione è tuttora e sarà comunque massima.

Alla fine, la domanda valida in ogni dove è: il voto – questo supposto tipo di voto un tanto al familiare – vale davvero la “candela” per chi lo propone o lo subisce?

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