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Stupro di Palermo, mancano le famiglie. Non è tanto questione di educazione sessuale ma sentimentale, figlia di valori in via d’estinzione

Orrore ed errore, di una umanità che si perde nelle azioni. Violente, assurde e senza senso. Siamo spettatori di un domani che è spento” (Charles Manson)

Lascia senza parole quello che è accaduto a Palermo lo scorso 7 Luglio: stupro di gruppo ai danni di una 19enne.

Fatta ubriacare e poi abusata, ripetutamente, per diverse ore, da sette ragazzi di età compresa tra i 17 e i 22 anni.

L’orribile storia dello stupro di gruppo commesso ai danni di una 19enne, filmata durante le violenze, porta a porsi degli interrogativi, a chiedersi il perché, dove sia l’errore e dove la società abbia fallito.

A chiedersi quanto la deriva di valori e civiltà, nel contesto socio culturale attuale, influisca sull’atteggiamento dei giovani sempre più propensi alla violenza, in un mondo in cui identità e successo vengono sempre più spesso ricercate sui social.

Suona stridente la frase spregevole “Lei era d’accordo”.

Parole terribili già sentite altre volte e anche ora in questa storia di violenza assurda. Da un lato il branco, dall’altro la vittima. Uno degli imputati ha sostenuto che la ragazza fosse consenziente, due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, un altro ha invece già confessato, unico minorenne all’epoca dei fatti.

Cosa scatta nella testa di questi ragazzi?

E cosa avremmo fatto noi se quella ragazza fosse stata nostra figlia, nostra sorella? Avremmo pensato che fosse una poco di buono? Proprio come la madre di uno degli imputati aveva consigliato di dire al figlio in sua difesa.

Bisogna essere severi con questi ragazzi e severi anche con chi è stato pronto a condividere immagini e video di quello stupro, perché quelle immagini non fanno parte della nostra civiltà.

Alessandro Meluzzi, psichiatra e criminologo, parla di deserto di valori, di assenza di educazione ai sentimenti: caos e confusione su concetti di famiglia e rapporto uomo-donna. E continua affermando che abbiamo trascorso decenni ad insegnare ai giovani l’educazione sessuale, la funzione dell’apparato riproduttivo, come evitare malattie sessualmente trasmissibili o gravidanze indesiderate. Ci rendiamo conto però, che abbiamo dimenticato l’educazione sentimentale. Quell’educazione sentimentale che i giovani ricevono nell’ambito familiare.

Maria Patisso

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