Continua a tenere banco la querelle in merito alla Commissione pari opportunità del Comune di Francavilla Fontana, che il 26 ottobre ha portato all’elezione – contestata – del consigliere di maggioranza Davide Mastromarino, che l’ha spuntata per un solo voto (quello a schede aperte dell’assessore Sergio Tatarano, presidente uscente) sulla sfidante di opposizione Anna Ferreri. Quest’ultima ritorna sulla vicenda e non le manda certo a dire al suo avversario politico:
Provo a fare un po’ di chiarezza, cominciando ad evidenziare le regole basilari di un’assemblea elettiva di emanazione istituzionale. Il presidente dell’assemblea viene eletto dai componenti della commissione a scrutinio segreto. Ciò presuppone l’apertura delle operazioni di voto e la chiusura con lo scrutinio dei voti. Ciò accade in virtù di norme generali e in linea con i principi costituzionali e democratici, che fanno parte del nostro comune patrimonio.
Non vi sono deroghe rispetto a questi presupposti, né la C.P.O. può vantare meccanismi di autogoverno.
Dalle stesse dichiarazioni dell’assessore Tatarano emerge che il suo voto è pervenuto ad operazioni concluse, con tanto di schede già scrutinate. Tanto basta a comprendere la illegittimità della sua iniziativa.
Per di più l’assessore Tatarano, che nelle fasi iniziali di insediamento della C.P.O. presiedeva la seduta, dopo aver messo a conoscenza i componenti del fatto che si doveva procedere alla elezione del Presidente e del Vice Presidente attraverso votazione, dichiarava formalmente che alla stessa non avrebbe partecipato. Venivano quindi distribuite le schede ai componenti e, dopo aver chiuso la votazione, si passava al loro scrutinio. L’esito restituiva un risultato inaspettato: parità di voti fra i due candidati, Mastromarino e Ferreri.
A quel punto era chiaro che il presidente eletto sarebbe stato il più anziano fra i due in quanto il regolamento non prevede nulla in merito. La cosa più grave è che successivamente lo stesso assessore ha dichiarato che non aveva votato perché non lo sapeva e per questa ragione pretendeva di ripetere le operazioni di voto.
A quel punto io – provocatoriamente – gli ho chiesto di votare, senza ripetere l’intera operazione. Clamorosamente ed in barba ai principi che egli stesso professa, ha preso per davvero la scheda e votava nonostante il risultato già appalesato, con le schede aperte sul tavolo, condizionando l’esito in modo tanto illegittimo quanto inopportuno.
Tatarano ha fatto l’assessore alle Pari opportunità per 5 anni ed è molto grave che non conoscesse il regolamento. Trovo aberrante che proprio l’assessore Tatarano torni a suggerire di ripetere la votazione, quasi a voler recuperare una veste di legittimazione ai suoi desiderata. È davvero faticoso interpretare le forzature che sta ancora compiendo in queste ore al fine di riammettere il suo voto, non espresso nei termini previsti.
Sul piano della sua inammissibilità poco importa se l’assessore alle pari opportunità non conoscesse il regolamento della Commissione Pari Opportunità e se fosse convinto dell’esito dello scrutinio. Il suo accanimento rispetto alla possibilità di validare il suo voto giunto a schede aperte o di rifare le votazioni perché lui non sapeva di poter votare è irrispettoso delle regole di democrazia a cui ho fatto riferimento.
Del resto è risibile che l’assessore giustifichi il suo voto sopravvenuto con il fatto che lo abbia detto io di farlo. Tatarano persevera diabolicamente inviando in data odierna una pec, con la quale invita i componenti della commissione a riunirsi nuovamente per rifare la votazione.
Penso che su questo si debba aprire un’altra riflessione, tutta incentrata su temi di azione amministrativa. Mi meraviglia che una persona che dovrebbe essere detentrice di una conoscenza qualificata di partecipazione, democrazia, pari opportunità e trasparenza non si renda conto della gravità di quanto compiuto e delle aberrazioni di quanto propone come una sorta di sanatoria per la sua causa.
Un uomo che non è in grado di accettare le regole, che non è in grado di accettare una sconfitta, che è intollerante verso chi non la pensa come lui, non può rappresentare le istituzioni. Ancor meno può essere titolare della delega assessorile alle pari opportunità e ai diritti civili. Per questo abbiamo chiesto le sue dimissioni immediate. Quanto accaduto non può essere giustificato in nessun modo.