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La farmacia dell’ospedale offre uno spaccato sociale: “Farmaci salvavita, umanità varia, personale cortese. Al resto pensa la Provvidenza”

Qui di seguito una lettera aperta di Mario Zecchino, che racconta la sua frequente esperienza sociale e fondamentalmente positiva presso la farmacia dell’ospedale “Dario Camberlingo” di Francavilla Fontana. Il lettore intitola questo suo scritto, anche di ringraziamento al personale del presidio, “Testimone del tempo”:

Frequento, per uno o due volte al mese, la farmacia territoriale del Distretto Socio Sanitario BR/3 Francavilla Fontana dell’ASL BR,  i cui locali sono ubicati all’interno del recinto del Presidio Ospedaliero di Francavilla Fontana, in via Madonna delle Grazie; nel secolo scorso era zona molto periferica, tant’è che da bambino andavo a giocare con i miei compagni sui resti un vecchio poligono di tiro, noto come “Lu Parapallu”.

La Farmacia Territoriale è quel luogo in cui le persone affette da malattie, per le quali è prescritta una terapia coperta del tutto e/o in parte del sistema nazionale, si recano per ricevere i farmaci previsti dal proprio piano terapeutico.

La Farmacia Territoriale è un luogo tristemente “ democratico “, siccome:

ci sono giovani e anziani, professionisti e operai, uomini e donne.

Ci sono credenti ed atei. C’è chi vota a destra, chi a sinistra, chi cinque stelle, chi fa parte del numero gruppo di astensionisti.

A volte, ci sono purtroppo, genitori con i propri figli malati.

La  “mia“ Farmacia Territoriale  è ubicata, in parte, in alcuni locali a suo tempo destinati ad uso ben diverso da quello attuale e vicini altri locali a deposito merci/farmaci.

Si accede dall’ingresso della palazzina destinata a Nefrologia-Dialisi ed altre specialità.

La già esigua superficie dell’ingresso, al netto di ascensore che porta al reparto, orologi marcatempo del personale e depositi vari, è utilizzata come sala d’attesa molto affollata, ove chi vi sosta è costretto ad esporsi alle temperature rigide, siano esse calde o fredde.

Qualcuno si lamenta, qualcuno parla del calcio o del tempo, qualcuno parla di politica, qualcuno cammina lungo il corridoio assorto nei suoi pensieri.

Qualcuno non cammina e si muove con la sedia a rotelle. 

Qualcuno parla della propria malattia; altri invece no, hanno pudore.  Come se volessero dimenticare la propria condizione di malati.

Qualcuno vive quel luogo come una catarsi, a guardarci intorno siamo tutti uguali; siamo malati.

Quasi tutti quando usciamo dalla stanza, dopo aver ricevuto i farmaci dalle instancabili, cordiali e gentili Farmaciste Dott.ssa Samantha Procopio  e Dott.ssa Serena de Simone, sempre con il confortante sorriso sulle labbra e coadiuvate da personale eccellente anch’esso instancabile, portiamo via le scatole delle medicine come fossero normali oggetti che costruiscono il mosaico della vita quotidiana.

Qualcuno, invece, i farmaci li nasconde, in una borsa, uno zaino.

Qualcuno usa le buste della spesa per “camuffare” la cura, per camuffare una condizione di vita invalidante, o peggio, vergognosa… La condizione di malato.

Io prendo, periodicamente, i farmaci “salva vita “ o meglio immunosoppressori, in altri giorni prefissati  altri presìdi sanitari.

Ma, mi chiedo ogni volta: E se, all’improvviso, ci privassero del Servizio Sanitario Pubblico, noi che fine facciamo?

Mi consola il ricordo di ciò che diceva il mio amato papà: “C’è sempre la divina Provvidenza che ci pensa, stai tranquillo“      
Beh che dire, papà? Se lo dici tu, ci credo ancora.

Francavilla Fontana, 09 gennaio 2024             

Mario Zecchino

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