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Sapeva ma non concorse nei reati (armi e droga) del compagno: assolta 45enne

Non concorse nei reati commessi e ammessi dal compagno, ma semplicemente cercò di tenerlo al riparo dalle conseguenze: una 45enne di Francavilla Fontana è stata assolta con formula piena “per non aver commesso il fatto” dalle accuse di fabbricazione e detenzione illegali di arma comune da sparo clandestina e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio.

Così si è pronunciato nei giorni scorsi il giudice del Tribunale di Brindisi Leonardo Convertini, accogliendo le tesi difensive dell’avvocato Pasquale Fistetti; il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione.

I fatti finiti a processo risalgono al 10 marzo 2017, quando i carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana decisero di perquisire un’abitazione rurale in contrada Casalvetere, tra le campagne della Città degli Imperiali.

L’avvocato Pasquale Fistetti

Quell’immobile era normalmente abitato da un uomo, una donna e il figlio di lei. I militari bloccarono l’uomo fuori da casa e gli chiesero di aprire per farli entrare, ma lui non aveva le chiavi. Così, citofonarono e, dopo che la donna disse di pazientare perché si trovava in bagno, doverono aspettare circa dieci minuti prima che la porta fosse aperta dall’interno.

Nel frattempo, da fuori si erano uditi diversi scarichi del water. Gli investigatori sospettarono potesse essersi disfatta di qualcosa e infatti nel tombino fognario esterno trovarono una bustina in cellophane contenente 5,56 grammi di cocaina. Inoltre, nel cassetto di un armadio, fu trovata una pistola a salve modificata per sparare per davvero e due proiettili calibro 9×21.

Nei pensili del vano cucina c’erano un apparecchio elettrico per il sottovuoto e diverse buste in plastica (ritenute utili al confezionamento della sostanza). La donna e il suo compagno furono dunque arrestati e finirono a processo, pur percorrendo iter giudiziari diversi.

L’uomo fu condannato in abbreviato per i tre reati contestati (fabbricazione e detenzione illegali della pistola clandestina, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti) accollandosene ogni responsabilità, mentre la donna seguì il rito ordinario. Secondo il giudice, la donna era a conoscenza del fatto che il compagno detenesse quello stupefacente e aveva gettato la cocaina nel water, ma non è stato provato a processo che la stessa avesse un’autonoma disponibilità della droga.

“L’essersi prontamente disfatta dello stupefacente – si legge in sentenza – dimostra la consapevolezza della presenza della sostanza in casa, ma non rappresenta un elemento da cui può trarsi la prova certa di un compossesso dello stupefacente, né della consapevolezza da parte dell’imputata che il (compagno) destinasse le sostanze anche alla cessione a terzi”.

Inoltre, nell’abitazione non fu trovato alcuno degli strumenti del cosiddetto kit dello spacciatore (come un bilancino), non potendo ritenersi da spacciatore l’apparecchio per il sottovuoto. La fretta nel disfarsi della droga “può essere interpretata come l’atteggiamento di chi, spontaneamente o su sollecitazione del detentore, si risolva ad aiutarlo a sottrarsi alla sua responsabilità penale”.

Non vi è prova, quindi, di una cooperazione illecita ma solo di un aiuto nell’imminenza di un controllo delle forze dell’ordine. Stesso discorso per l’arma e le munizioni, della cui detenzione il compagno si è assunto la piena ed esclusiva paternità. Così il giudice Convertini ha accolto le richieste dell’avvocato Fistetti e mandato assolta l’imputata.

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