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Spacciarono infortunio sul lavoro per caduta in casa: sconto di pena per la vittima, assolto il collega

Cadde mentre smontava degli scaffali presso un noto mobilificio a Surbo, in provincia di Lecce, ma in ospedale a Francavilla Fontana – dove giunse accompagnato da un collega – dichiarò di essere di essere caduto da una scala a casa sua per non far emergere di aver lavorato in nero e per non mettere nei guai il datore di lavoro.

Le condanne in primo grado e le riforme in appello

I due operai, entrambi francavillesi, furono condannati in primo grado per falso: il ferito, oggi 51enne, a un anno, e l’accompagnatore, oggi 48enne, a due anni di reclusione. La Corte d’Appello ha l’altro ieri riformato la sentenza del Tribunale: assolto per non aver commesso il fatto l’accompagnatore, pena ridotta a otto mesi (con sospensione e beneficio di non menzione) per il ferito. Il primo è stato difeso dall’avvocato Donato Manelli, mentre il secondo dagli avvocati Domenico Attanasi e Annalisa Di Bello dello Studio Open Avvocati (che prendono atto con moderata soddisfazione del parziale accoglimento dell’appello e si riservano di valutare il ricorso per Cassazione dopo aver letto le motivazioni). Lo stesso ferito, nel frattempo, si è rivolto al giudice del lavoro, che gli ha riconosciuto il rapporto di lavoro subordinato e il consequenziale risarcimento del danno.

Il fatto risale a poco più di sei anni fa

I fatti risalgono al 29 dicembre 2017. Il titolare del mobilificio si rivolge a un fabbro di sua conoscenza per dare una mano ai suoi operai nello smantellare un capannone nel Leccese. Fila tutto liscio fino a quando, nel primo pomeriggio, proprio quel fabbro – ingaggiato senza contratto – cade durante lo smontaggio di uno scaffale e si fa male a una gamba, che sembra fratturata.

Il piano per nascondere l’infortunio sul lavoro

L’imprenditore si agita un po’ ma non perde la calma. È preoccupato per le condizioni di salute del fabbro, ma anche o forse soprattutto per l’eventualità si scopra che l’incidente si è verificato nella sua proprietà. Riferisce dell’accaduto a sua moglie, che a sua volta lo mette in guardia. Poi decide di accompagnarlo in ospedale, anche se non a Lecce bensì a Francavilla Fontana, sua città d’origine. Lo accompagna da Surbo alla Città degli Imperiali e nel frattempo lo “catechizza” su cosa dire al pronto soccorso, e cioè di non essere caduto mentre lavorava da lui. Nel tragitto Lecce-Francavilla, l’imprenditore chiama un suo collaboratore e gli chiede di farsi trovare nei pressi del nosocomio francavillese ma un po’ distante da esso: sarebbe stato lui ad accompagnare fisicamente il ferito in pronto soccorso. In tal modo, nessun sospetto sarebbe ricaduto sull’imprenditore neppure quale accompagnatore.

L’imprevisto

Il piano sembra funzionare alla perfezione, anche perché il datore di lavoro (in nero) ha già consegnato dei soldi – a suo stesso dire, 4-500 euro – al ferito e altri gliene ha promesso per mantenere quel segreto. Il compito del fido accompagnatore è quello di stare al fianco del ferito affinché non cambi idea o gli facciano cambiare idea i suoi familiari. In un primo momento i medici diagnosticano una distorsione, ma una volta dimesso il fabbro è costretto a tornare in ospedale a causa di dolori fortissimi: la risonanza magnetica mette in luce delle microfratture (126 giorni di inabilità temporanea assoluta e una lesione dell’integrità psicofisica riconducibile all’infortunio pari al 10 per cento).

La guardia di finanza era in ascolto

L’episodio emerge in quanto la guardia di finanza è in ascolto, tenendo da tempo sotto controllo proprio quel mobilificio, quell’imprenditore e sua mogie per via di tutta una serie di irregolarità ai danni dei lavoratori – stipendi bassi, buste paga false, ferie non godute, straordinari non pagati, sotto estorsione – per le quali poi andranno a loro volta a processo.

Eliseo Zanzarelli per Nuovo Quotidiano di Puglia

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