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Negozi senza prezzi esposti, verbali della Finanza: ora il Comune passa all’incasso delle somme

Niente prezzi esposti, raffica di multe. Il Comune di Francavilla Fontana ha chiesto a tre esercenti il pagamento di sanzioni comminate loro, nei mesi scorsi, dalla guardia di finanza durante un turno di controlli a campione proprio nella Città degli Imperiali.

Ortofrutta, abbigliamento, auto usate

Nelle maglie dei finanzieri erano finiti un negozio di ortofrutta e generi alimentari, un negozio di abbigliamento e persino una rivendita di auto usate. In nessuno di questi casi era indicato il costo della merce in vendita, a differenza di quanto prevede normativa di settore. Così, le fiamme gialle hanno riscontrato l’illecito amministrativo e trasmesso all’ente i verbali di accertamento: 500 euro a testa e l’intimazione a sopperire alla mancanza.

Obbligo di legge

Quello di comunicare in maniera trasparente l’importo richiesto per i prodotti in esposizione, infatti, è un obbligo di legge. La disposizione è contenuta in un decreto legislativo del 1998 sul commercio, che sul tema è molto chiaro: il prezzo finale di un prodotto, comprensivo di Iva e di ogni altra imposta, deve essere indicato in modo chiaro e ben leggibile. Ciò deve riguardare ciascun articolo sia nei locali interni che esterni, sia nelle vetrine esterne o nelle immediate adiacenze dell’esercizio. Lo scopo può essere raggiunto attraverso l’uso di un cartellino o con modalità comunque idonee.

Necessario esporre il cartellino

Nel caso dei generi alimentari – come uno dei casi rilevati dalla Finanza – è obbligatorio esporre il cartellino sia del prezzo per unità, sia del prezzo per unità di misura (grammi, chilogrammi, ecc.) con la finalità di semplificare il confronto tra i prezzi di prodotti analoghi.

Il consumatore deve pagare il prezzo indicato

Se al momento di pagare viene chiesto al consumatore un prezzo diverso da quello esposto, il consumatore può pretendere di pagare il prezzo esposto e non quello (superiore) richiesto, salvo errori materiali. Lo stesso discorso vale per gli esercizi pubblici: per esempio, un ristorante deve indicare chiaramente i prezzi dei suoi piatti nel menu. Se non accade, il cliente può recriminare sul conto e rivolgersi alle autorità competenti.

I grandi marchi della moda spesso non lo fanno

Si pensi ai grandi marchi della moda – per fare un altro esempio – che per espressa politica commerciale non indicano i vetrina quanto costano i loro capi. Sarà pure una consuetudine glamour, ma non è affatto regolare.

Anche i concessionari sono tenuti alla trasparenza

Tornando alle vicende francavillesi e alle ispezioni effettuate lo scorso mese di dicembre, anche i rivenditori d’auto sono tenuti a esporre i prezzi e, nel caso si proponga un finanziamento, a indicare i dettagli del piano (anticipo, anni, tassi, numero delle rate, maxi-rata, ecc.). La rivendita della Città degli Imperiali non sarebbe stata trasparente in questo senso.

Sanzioni salate, termini per adempiere o per ricorrere

Esercenti e commercianti che non rispettano l’obbligo di esposizione dei prezzi al pubblico possono incorrere in sanzioni – fino a 3mila euro e chiusure da uno a 30 giorni – oltre a subire danni d’immagine e reclami.
Ora i tre titolari delle attività francavillesi hanno 30 giorni dalla notifica per pagare i 500 euro (a testa) e lo stesso numero di giorni per impugnare l’ordinanza emessa dal responsabile del Settore attività produttive.

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