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Castello di Oria, conferenza dei servizi interrotta: la proprietà cambia tecnico e presenterà un nuovo progetto per museo, bar e ristorante

La conferenza preliminare dei servizi per la riapertura dal pubblico del castello di Oria come museo, con bar e ristorante annessi, è stata dichiarata interrotta. La proprietà, dopo essersi confrontata con la Soprintendenza, ha deciso di approfondire e integrare il progetto, chiedendo la sospensione dei termini della procedura.

Questi ultimi sarebbero scaduti il prossimo 16 giugno: giorno entro il quale tutte le autorità interessate avrebbero dovuto far giungere in Comune i loro pareri. Non se ne farà più nulla, almeno per ora. Borgo Immobiliare Srl, società della famiglia Romanin Caliandro, ha affidato la progettazione all’architetto Andrea Mantovano, fratello di Alfredo (sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri).

Il professionista e il suo studio di architettura, con sede a Lecce, dovranno riformulare, migliorandola, la proposta progettuale. Il responsabile comunale dello Sportello unico attività produttive, Glauco Caniglia, non ha ritenuto opportuno sospendere la conferenza, ma proprio interromperla. La sospensione, infatti, coprirebbe soltanto un mese; con l’interruzione si potranno, in seguito, senza una data prefissata, modifiche sostanziali rispetto a quanto precedentemente chiesto.

Non si tratta – per inciso – di una bocciatura, ma di un atto dovuto sia nell’interesse dell’ente sia soprattutto dei richiedenti. D’altra parte, nei giorni scorsi, Caniglia e il responsabile dell’Ufficio tecnico Antonio Dattis hanno richiesto un parere legale pro veritate a un avvocato esperto in materia. La responsabile del Contenzioso, Loredana D’Elia, ha così redatto un avviso pubblico finalizzato, per l’appunto, a raccogliere candidature da parte di legali che s’intendano di urbanistica, possibilmente applicata a beni culturali.

Il termine per la presentazione delle candidature è scaduto proprio ieri e la funzionaria in questi giorni esaminerà quelle pervenute per poi scegliere il professionista ritenuto quale il più indicato: a lui o a lei andranno 5mila euro netti. Il parere pro veritate servirà a stabilire se la via della musealizzazione del castello e soprattutto dei servizi accessori (bar, ristorante e pare anche foresteria con possibilità di soggiorno in loco) sia in linea di massima percorribile e compatibile con la normativa urbanistica locale, regionale e nazionale.

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La documentazione da analizzare a questo proposito è particolarmente copiosa e complessa, ragione per la quale i funzionari comunali – già oberati di lavoro – hanno optato per una consulenza esterna a patto che sia altamente qualificata. Quando e se Borgo Immobiliare presenterà in futuro il nuovo progetto, si potrà pur sempre partire da quanto contenuto proprio in quel parere legale.

L’obiettivo della proprietà del castello è chiaro da tempo: sì riaprire al pubblico – come chiesto da amministrazione e comunità – ma anche finalmente far fruttare un investimento che dal 2007 a oggi ha comportato soltanto grane (con sequestro, processo penale, condanne e processo civile ancora pendente) e costi, molti costi. Il museo, per rientrare da quei circa sette milioni e mezzo occorsi per l’acquisto, non è sufficiente.

L’idea iniziale fu di realizzare una sala ricevimenti, ma questa in quell’area del centro storico non si può fare. Il piano B prevede che sorgano bar e ristorante (forse foresteria) a servizio di un museo, con quest’ultima come attività principale. Se ne riparlerà più in là, ma può dirsi ormai sfumata l’ipotesi – pur ventilata nei mesi scorsi – che i battenti del monumento simbolo di Oria si schiudano già a partire dall’imminente estate.

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