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L’insulto sullo scontrino fa scuola: dopo il caso di Maruggio ne spunta un altro a Caserta

Lo scontrino offensivo stampato a Caserta
Lo scontrino offensivo stampato a Caserta

L’insulto corre sullo scontrino. Ancora. Ma stavolta il ristorante di Maruggio e i clienti gay di Latiano non c’entrano nulla: o almeno non direttamente. Protagonista tutt’altro che inconsapevole del nuovo caso di ricevuta fiscale con offesa annessa è questa volta il titolare di una nota pasticceria di Aversa, nel Casertano, che ai suoi clienti, una volta incartati cornetti, paste e babà, rilascia lo scontrino con in calce una dicitura che l’ordinazione e il pagamento ha poco a che fare: “Romano bastardo sei tu”. Razzismo? No, tifo calcistico. A spiegarlo è proprio Luigi Marino, proprietario della pasticceria e complice assieme al figlio della trovata, che a differenza del titolare del ristorante maruggese balzato suo malgrado agli onori delle cronache nazionali per una frase omofoba riportata sulla ricevuta da un suo dipendente (“mi raccomando so’ ricchioni”) non si imbarazza affatto per l’offesa gratuita, e anzi ci scherza su.

Lo scontrino "omofobo" stampato in un ristorante di Maruggio foto: www.brindisioggi.it
Lo scontrino “omofobo” stampato in un ristorante di Maruggio
foto: www.brindisioggi.it

Nelle vene dei due scorre sangue azzurro, il Napoli è in cima alla loro scala dei valori, con la conseguente antipatia per le tifoserie avversarie. In particolare per quella romanista, verso la quale i supporter del Napolini nutrono un odio profondo, alimentato drammaticamente dall’omicidio di Ciro Esposito. Un odio verace, che la famiglia di pasticceri casertana ha deciso di mettere nero su bianco anche sugli scontrini della sua attività commerciale. Marino assicura che l’idea risale ad alcune settimane fa, quando il “caso Maruggio” non era ancora stato stanato dai collegi di Brindisioggi.it. Ma la concomitanza temporale col clamore suscitato da quella vicenda fa senza dubbio riflettere. Quel “mi raccomando so ricchioni” ha fatto a suo modo scuola. Una triste mossa di marketing che altri, cinicamente, sembrano intenzionati a sfruttare.

E. M.

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