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Armi a Francavilla con lo zampino dei russi, tutti condannati anche in Appello

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Un fucile mitragliatore Ak 47, uno semiautomatico marca Bernardelli calibro 12 con canne mozzate e calciolo asportato, una carabina marca Remington calibro 30.60 modello “7400”. Un arsenale, né più né meno, acquistato per essere utilizzato alla bisogna: ora per regolare i conti, ora per controllare il territorio, ora per bilanciare col piombo i delicati equilibri interni alla malavita locale. Il carrello della spesa, secondo quanto riferito dal boss pentito Ercole Penna, fu il suo referente a Francavilla Fontana Giancarlo Capobianco, alias “Zio Carlone”, che pagò a un mediatore russo circa 20mila euro per l’intera collezione di fucili. E proprio a Francavilla i carabinieri trovarono armi e munizioni nascoste in un muretto a secco.

Per la custodia e lo spostamento di quelle armi, 10 persone sono finite nel mirino della giustizia, e fra arresti e denunce, col processo spacchettato in due (fra chi ha optato per l’abbreviato e chi per l’ordinario) sono arrivate le prime pesanti condanne in tribunale, confermate seppur con qualche (spesso pesante) limatura lunedì in secondo grado a Lecce. In partiolare i giudici di Appello chiamati a pronunciarsi sulle accuse rivolte ai 6 che hanno optato per l’abbreviato, hanno ridotto le pene inflitte a Gianluca Della Corte (da 7 anni a 4 anni e 8 mesi); Maurizio Parisi (da 11 anni e 6 mesi a 8 anni e 9 mesi); Pietro Stea (da 2 anni ad anni 1 e 8 msi); Giovanni Passiante (da 6 anni e 8 mesi a 3 anni e 6 mesi); Giovanni Resta (da 7 anni e 6 mesi a 4 anni e 4 mesi); Pietro Molendini (da 3 anni e 4 mesi ad anni 1 e 8 mesi); Graziano Russo (da 1 anno e 10 mesi a 10 mesi).

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