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Un ago per sciogliere i tumori? L’oncologo: «Tecnica nota anche qui, ma nessuna panacea»

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Il dottor Saverio Cinieri, primario di Oncologia a Brindisi

Si parla tanto, in questi giorni, di una presunta nuova tecnica miracolosa che scioglierebbe i tumori facendo magicamente guarire gli ammalati. Si tratta della “termoablazione mediante microonde”, presentata – a seguito di un intervento riuscito a Chioggia, dove un 65enne è stato operato al fegato – come una sorta di panacea per le metastasi epatiche, ai reni, ai polmoni, alla tiroide e alle ossa. In un’unica seduta e senza sentire dolore – si è scritto – grazie a un intervento poco invasivo, la massa viene rimossa e il paziente guarisce. Se fosse così, sarebbe tutto molto bello. Lo Strillone ha chiesto a un esperto, il dottor Saverio Cinieri – direttore dell’Unità operativa complessa e Breast Unit dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi – come stiano realmente le cose e se ci sia davvero da rallegrarsi per chi soffre a causa di questo male.

«Si tratta innanzitutto di una metodologia nota da diversi anni, almeno 7-8 – dichiara Cinieri – e anche qui in provincia di Brindisi sono stati già effettuati interventi come quello di cui si parla in questi giorni, ma non siamo assolutamente di fronte a una panacea».

«L’impiego delle microonde in sala operatoria – continua l’oncologo – è una tecnica di radiologia interventistica scoperta nientemeno che negli anni ’70 ed è, per così dire, residuale, nel senso che è consigliabile solo per alcuni casi e per alcuni pazienti».

«In particolare – spiega – per quei pazienti fragili che non possono essere sottoposti ad altri interventi chirurgici maggiormente invasivi e in casi clinici altrettanto delicati di non resecabilità del tumore, come quando esso concerna parti primarie di un determinato organo: per esempio, per quanto concerne il cancro alla mammella, disponiamo ormai di numerose armi per combatterlo e tra queste la termoablazione non è certamente la principale né, quindi, la più efficace».

«Insomma – prosegue – prima di giungere all’intervento loco-regionale della termoablazione si percorrono diverse altre strade, e ciò non vale soltanto per il cancro alla mammella: un’adeguata terapia medica, intanto, consente di delimitare meglio la superficie cellulare che sarà poi soggetta ad asportazione».

«Nei casi di pazienti sui quali la terapia medica non dia risposte – chiarisce – si passa all’ipotesi di percorrere altri sentieri, come appunto le microonde. Quest’ultima è una tecnica sicuramente valida, ma sui cui effetti nel tempo non è ancora possibile pronunciarsi perché, come si dice in gergo, non esistono studi randomizzati: non si ha ancora un campione abbastanza esteso di pazienti per essere drastici e, soprattutto, precisi».

«Al di là di questo – conclude il dottor Cinieri – il caso di cui si parla conferma una volta in più come l’oncologia sia una scienza multidisciplinare nella quale occorre il contributo di tutte le branche della medicina e della tecnica: è come in una guerra in cui nessun nemico è uguale a se stesso e in cui è necessario, di volta in volta, adottare la strategia giusta per aggiudicarsi ogni singola battaglia. Non esiste un tumore, ma esistono numerosi tipi di tumore e ciascuno richiede un approccio e una cura diversi e diversificati, per questo confermo che oggi come oggi in questo campo non esistono panacee».

Eliseo Zanzarelli

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