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Commercianti, artigiani, partite IVA e PMI, da Erchie un significativo grido d’allarme: “Senza nuove misure non potremo riaprire. Solo uniti si vince»

Così proprio non va. E non è una questione politica né l’appartenere a questo o a quell’altro schieramento a muovere piccoli imprenditori, commercianti e artigiani di un piccolo comune – Erchie – così come quelli di ogni altra parte d’Italia. Li muove la consapevolezza che quando e se si ripartirà per davvero, sarà tutto molto più difficile rispetto a due mesi fa. La salute, certo. Ma poi c’è da fare i conti con la realtà e senza disponibilità economiche è persino difficile pensare a come eventualmente curarsi, oltre che a come sfamarsi. Di qui la protesta pacifica delle partite IVA ercolane, aperte alla partecipazione di chiunque decidesse di sposare i loro ideali. Ideali e principi, richieste e considerazioni che sono state trasferite in un vero e proprio manifesto della crisi, che riportiamo qui di seguito: 

“IL GRIDO D’ALLARME DEI COMMERCIANTI: SENZA NUOVE MISURE NON RIUSCIREMO A RIAPRIRE”

È vero: la salute prima di tutto. Ma, perché in una comunità ci sia salute, è importante che, ogni settore che concorre alla sua vitalità, funzioni.

Per intenderci, la salute di una comunità non può prescindere dal benessere della sua economia, dalla possibilità cioè che le sue attività commerciali possano riaprire, dalla possibilità, in un’espressione, che ci sia lavoro. Pur consapevoli dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e coscienti del significato che il rispetto delle norme di sicurezza assumono per l’incolumità di ogni abitante, la riduzione o, peggio, il blocco totale delle attività lavorative costituisce uno dei fattori più impattanti sulle nostre vite.

Chi ha un’impresa commerciale tra quelle ritenute “non essenziali”, è stato costretto – a tutela della salute propria e degli altri – a chiudere la sua attività con gravi perdite economiche e l’assillante preoccupazione di non sapere, tutt’ora, con quali adeguate misure poter riaprire e quali regole o protocolli rispettare.

“URGONO INTERVENTI IMMEDIATI E CONSISTENTI”

È pieno di speranza lo slogan “Andrà tutto bene” diffusosi rapidamente in tutt’Italia. E noi vorremmo poterci credere, soprattutto quando, per incoraggiarci, alcuni esponenti politici affermano che “nessuno rimarrà indietro”.

Ma, come potrà andare tutto bene se, ad oggi, non sono state ancora previste misure adeguate a sostegno e supporto del tessuto produttivo in particolare e dell’economia nazionale in generale? In quale modo sarà possibile evitare il default generale? Ciò che ci resta sono solo incertezze, paure, rabbia e sgomento. Ma anche tanta INDIGNAZIONE.

“MISURE PODEROSE MA IN CONCRETO NULLA”

Un Governo non può continuare a sottovalutare le problematiche eccezionali che riguardano l’intero territorio produttivo nazionale che rischia di vedere compromesso il proprio futuro e quello di ogni singola famiglia. Riteniamo che le maggiori difficoltà, che già adesso si fanno sentire, non saranno paragonabili a quelle che si paleseranno alla riapertura. Forse non è ancora chiara la gravità di questa crisi viral-economica senza precedenti. Un buon governo deve essere in grado di prendere decisioni importanti, coinvolgendo trasversalmente tutte le forze politiche e sociali, e attuare manovre concrete, coraggiose in grado di garantire responsabilmente azioni a sostegno dell’intera popolazione.

In realtà, riteniamo che gli interventi messi in atto dal governo siano stati una risposta solo parziale alle effettive esigenze delle imprese le quali, a fronte degli innumerevoli costi da sostenere e, senza le giuste attenzioni, rischiano di non riaprire e di fallire.

Senza dubbio, i decreti emanati si sono rivelati efficaci dal punto di vista del contenimento anti-covid, ma lo stesso non si può dire per ciò che concerne gli interventi sul piano dell’economia. Le disposizioni messe in atto da questo Governo hanno generato, infatti, un esteso malcontento.

Le prescrizioni diffuse si stanno rivelando improvvisate oltre che inadeguate. Di fatto, non sembrano poter risolvere le problematiche reali che i singoli esercenti si trovano a dover sostenere (impegni commerciali, costi, ecc.). Non tutti posseggono risorse per affrontare la crisi economica in atto, tantomeno supporto psicologico per contenere la preoccupazione e i timori che questa emergenza porta con sé. Siamo allo stremo, in ginocchio, non ci resta che pregare.

“GOVERNO: QUALI CONTENUTI E QUALI AIUTI”

Noi siamo uno dei settori strategici dell’economia italiana, rappresentiamo più di 6 milioni di partite iva. Noi siamo gli autonomi, le micro imprese del settore turistico-alberghiero, della moda, del settore edile, della cultura e dello spettacolo, dell’agricoltura, siamo i saloni di bellezza e della cura del corpo, siamo anche gli artigiani, i commercianti al dettaglio, le officine metal-meccaniche, gli ambulanti, noi siamo le strutture ricettivo-ricreative, le discoteche, le palestre, i liberi professionisti, siamo il settore della ristorazione, i bar, i ristoranti, le pizzerie, le trattorie, i pub-birrerie, le sale di ricevimento.

Queste attività, ad alto rischio contagio, oltre ad essere le ultime a poter riaprire, dovranno totalmente cambiare l’organizzazione degli spazi di lavoro, con una riduzione del 60% sul totale delle persone da ospitare. Si dovranno rispettare severi protocolli di sicurezza e gestire il distanziamento sociale con modelli e abitudini di consumo non più permessi. Tutte condizioni insostenibili, che porteranno inevitabilmente molte attività a non poter rialzare le saracinesche o fallire entro pochissimo tempo.

“LIBERTÀ E DIRITTO AL LAVORO”

Tutto ciò non è giusto, è antidemocratico fino al punto di ledere la nostra dignità. È chiaro che molti settori interessati, stando forzatamente chiusi e stretti nella morsa di questa crisi viral-economica – sia per fasi che per intensità – meriterebbero la giusta e considerevole attenzione, ma nulla oggi è cambiato. Quelle del governo sono solo parole.

Rimangono interamente a nostro carico le spese attuali e future, una serie di uscite rappresentate da costi fissi e da un carico di tasse a non finire, senza dimenticare le spese che si continuano a pagare per sostenere le proprie famiglie sulle quali grava inevitabilmente il peso forzoso delle ristrettezze economiche dell’attuale periodo. E poi ci sono gli affitti commerciali, le bollette, i contributi, i finanziamenti, i salari dei dipendenti, le merci già acquistate ma non ancora pagate ai fornitori, le banche, la tassa sui rifiuti e sull’occupazione del suolo pubblico che, anche se sospese o prorogate, prima o poi dovranno essere saldate insieme alla mole di tutti gli altri onerosi adempimenti burocratico-fiscali.

Ancora una volta sono stati calpestati i nostri diritti, la nostra liberà, il nostro orgoglio. Ci sentiamo umiliati. Anche noi contribuiamo al sostentamento della spesa pubblica e dell’economia nazionale in misura determinante, eppure stiamo pagando sulla nostra pelle e quella dei nostri figli il prezzo dell’incertezza governativa, dell’incapacità di attuare valide e determinate misure economiche di sostegno immediate.

Noi non ci sentiamo tutelati dallo Stato.

“E’ evidente come sempre più ampia sia la frattura tra Stato e Paese con danni sul piano economico e sulla stessa tenuta sociale. Per superare questa situazione è necessario che la politica possa contare su un rinnovamento radicale. Alla mancata crescita del paese ormai strutturale si aggiunge un imbarbarimento del dibattito che si nutre di elementi distruttivi in un contesto dove le classi dirigenti risultano essere irresponsabili, travolte dalla illegalità e dalla sete di potere” (Gian Maria Fara, Eurispes).

“COSI’ NON VA PER NIENTE BENE”. PROVIAMO A GRIDARLO!”

Forse, noi siamo un paese diverso? Forse, noi siamo diversi dal resto delle altre nazioni? È difficile pensare che questa pandemia che coinvolge l’intero mondo, di fatto, abbia incontrato interventi differenti da nazione a nazione. Evidentemente, il nostro governo non è in grado di affrontare l’emergenza con interventi diretti e azioni mirate che tutelino insieme la salute e l’economia della propria nazione. Il nostro governo non ha fatto altro che varare, tramite i suoi decreti poderosi, provvedimenti, regole, prescrizioni e protocolli, in grado di finanziare solo le grosse Imprese e le banche, dimenticandosi delle micro imprese, dei commercianti, dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti.

“Così non va per niente bene”. Alle nostre richieste e all’impossibilità di gestire le nostre attività, nonostante gli slogan e le testimonianze gridate con forza attraverso i social-media, sono arrivate le seguenti risposte:

sospensioni brevi per la contribuzione e per alcune tasse,

un bonus di 600 euro, non ancora pagato a tutti – forse perché è sembrato più giusto corrisponderlo a chi avesse l’attività aperta?

una serie di ammortizzatori sociali per diverse categorie,

una cassa integrazione, congedi parentali e bonus baby sitting, non ancora elargiti a tutti,

un credito d’imposta al 60% per gli affitti, non ancora da noi pagati, anche per artigiani commercianti

e, per finire, la giusta iniezione di fuoco:

la liquidità garantita, quale forma esclusiva per un ulteriore indebitamento.

I prestiti bancari garantiti dallo Stato, confezionati con il dl liquidità, con un pre-ammortamento di 2 anni e un periodo di rientro di 6 anni, sono troppo brevi, finirebbero per indebitare ulteriormente le imprese, già deboli, che si troveranno a operare in un mercato a economia ridotta e con tempi di erogazioni certamente non brevi.

“OCCORRE LIQUIDITÀ, A FONDO PERDUTO”

Se entro fine mese non si prenderanno provvedimenti, il rischio di fallimento sarà altissimo. Pertanto, chiediamo azioni mirate e concrete a salvaguardia delle nostre attività e delle nostre famiglie. Siamo stanchi e scoraggiati ma pronti a ripartire con impegno e sacrificio se sostenuti.

Ciò di cui abbiamo bisogno, è un vero decreto salva paese che sostenga direttamente le imprese. Ciò di cui abbiamo bisogno, sono risorse e liquidità a fondo perduto, così come in altre realtà Europee è avvenuto.

“QUESTE LE RICHIESTE”

Per un sostegno economico alla riapertura, noi chiediamo:

Risorse vere a fondo perduto, come aiuto alla perdita di fatturato;

Sospensione degli affitti durante l’emergenza anche per artigiani e commercianti, con credito imposta 100% al locatore per i mesi di chiusura forzata. Adeguamento del canone al 50% sino a dicembre, in base al ridimensionamento del flusso d’affari ammortizzando la differenza con zero tassazione o credito d’imposta al locatore;

Cancellazione della tassa di occupazione suolo pubblico e imu;

Sospensione del pagamento e revisione del carico fiscale delle bollette e delle utenze;

Azzeramento delle commissioni bancarie sui pagamenti/pos e dotazione gratuita del pos;

Sgravi contributivi per i dipendenti;

Istituzione di un fondo economico di emergenza per le imprese in difficoltà;

Sospensione dei contributi e delle cartelle esattoriali di qualsiasi agente della riscossione;

Concessione di spazi all’aperto più ampi per tutti;

Sospensione e ricalcolo della tassa sullo smaltimento dei rifiuti;

Istituzione di una “flat tax” del 15% per gli anni a venire;

Sospensione degli oneri tributari e fiscali per tutto il 2020;

Semplificazione dei procedimenti per il rilascio di autorizzazioni es. sblocco dei permessi a costruire

Avviare subito le procedure di gara per lavori e servizi che sono attualmente sospese o in esame

Sollecitare gli enti ad accelerare il pagamento di forniture scadute delle aziende del territorio,

Costituire un tavolo tecnico comunale permanente, che si occupi di elaborare proposte per affrontare l’emergenza e accompagnare le aziende verso la ripresa,

Contributo per l’invio e la dotazione della prima fornitura di prodotti igienizzanti, sanificanti, di mascherine, guanti, termo scanner, protezioni in plex;

Garanzia di approvvigionamento a prezzo equo dei sopra citati materiali a tutela salute;

Annullamento della tassazione dall’inizio emergenza Covid-19 alla fine dell’anno in corso;

Blocco mutui e finanziamenti per tutti, anche per ristrutturazioni/costruzioni come prima casa;

Assicurare per tutti i cittadini controlli sanitari approfonditi con somministrazione di tamponi diagnostici, analisi e vaccini.

Oltre a tener conto, di tutti i costi per adeguare le attività a norma anti-covid e il mantenimento dei protocolli utile a garantire il rispetto delle prescrizioni riguardo alle dotazioni di dispositivi di sicurezza personale e delle regole sulla sanificazione.

“UN DIVERSO MODO DI MANIFESTARE”

Questo è un manifesto pacifico di protesta. È la voce di tutte le partite iva, degli autonomi, delle pmi, delle aziende del settore della ristorazione, del commercio, del turismo, di tutti i settori coinvolti dalle “chiusure forzate” decretate dal governo per fermare il contagio da virus.

È la voce della solidarietà civile che riconosce l’impegno instancabile delle istituzioni per contrastare l’epidemia. È la voce che prega per tutti coloro che non ci sono più, per i loro familiari, per tutti i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che tutti i giorni combattono contro questo terribile nemico.

È la voce che esprime il proprio riconoscimento all’impegno degli organi di Polizia, della Protezione civile, della Caritas Unità Pastorale e del movimento di volontariato “Erchie Nostra”.

È la voce di apprezzamento e di stima per quei cittadini e quelle aziende che hanno voluto contribuire attraverso donazioni personali ai bisogni della comunità.

È la voce che ringrazia quanti si sono adoperati per affrontare quest’emergenza, a partire dal Sindaco, che prontamente si è mobilitato, sia per gestire e contenere l’emergenza, sia per sostenere e tutelare chi necessitava di un aiuto economico.

Ma questa è anche la voce della protesta nei confronti di quella parte di governo che stenta a mettere in atto interventi concreti verso tutti i settori produttivi del paese.

È una voce che chiede di essere ascoltata.

Per questo ci rivolgiamo a Lei, caro Sindaco. Certi e fiduciosi della sua collaborazione e dell’impegno di tutta l’amministrazione, Le chiediamo ascolto affinché si possa quanto prima trovare insieme la strada giusta da seguire per ricominciare.

Le voci del manifesto

LE DICHIARAZIONI DA PARTE DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA:

CAMERA DI COMMERCIO DI BRINDISI

“Disagio sociale ed economico”

“La ripresa e lo sviluppo economico richiede interventi programmatici, di concertazione, risorse finanziarie e azioni dirette tali da evitare il collasso di migliaia di imprese….abbiamo bisogno urgentemente di una programmazione economica di tutto il territorio partendo dai comuni passando per le Province per arrivare alla Regione, uniamo immediatamente le intelligenze, attraverso la costituzione di tavoli d’intesa appropriati, tra Sindaci, Camera di Commercio, Associazioni di categoria e tutte le parti sociali all’altezza di stilare un documento di programmazione economica e di ripresa forte e deciso.“

Emanuele Sternativo, Vice Presidente Camera di Commercio di Brindisi

CONFESERCENTI

“Un’impresa su tre teme di chiudere definitivamente”

Il 32% di piccole e medie imprese sono a rischio chiusura e un ulteriore 35% teme di chiudere se l’emergenza dovesse protrarsi ancora. Perdite per pubblici esercizi -29,4%, attività ricettive -31%, ambulanti -32,9%, commercio non alimentare -19,4%, abbigliamento -25,7% L’onda lunga dovrebbe durare fino a dicembre in parte per le restrizioni che resteranno comunque in vigore, in parte per una probabile ripresa del virus e in parte per il comportamento di spesa delle famiglie condizionato dall’emergenza.

Le attività hanno già subito forti perdite e continueranno a subirne, in virtù della lentezza della ripresa e delle difficoltà e incertezze a essa collegate. Le misure messe in campo dal decreto per assicurare liquidità alle imprese vanno accelerate e rese certe; ma non basteranno comunque a colmare i mancati ricavi e redditi. Servono forme di indennizzo o di finanziamento a fondo perduto, commisurati al valore dei mancati redditi, per dare la possibilità alle imprese e agli imprenditori di non chiudere definitivamente, prima che ci pensi la criminalità.

Patrizia De Luise, Presidente Confesercenti

FIPE CONFCOMMERCIO

“Allarme bar, ristoranti, birrerie, etc. Misure del governo gravemente insufficienti”

Trenta miliardi di perdite e uno stato di crisi profonda con il rischio di vedere chiudere 50 mila imprese e 300 mila posti di lavoro a causa dell’emergenza corona virus molti imprenditori stanno maturando l’idea di non riaprire l’attività perché le misure di sostegno per il comparto sono ancora gravemente insufficienti e non si intravedono le condizioni di mercato per poter riaprire. Bisogna agire subito in sicurezza e ridare una prospettiva di fiducia e di speranza che oggi non c’è, assoluto bisogno di indennizzi e contributi a fondo perduto, prestiti senza burocrazia e moratoria fiscale ”

Carlo Sangalli, Presidente Confcommercio

ASSINTEL

“Iniettare liquidità”

La via del credito è una soluzione solo parziale: occorre liquidità “pura”, in forma di contributi a fondo perduto e sospensione delle tasse, rassicurare le imprese in merito sospendendo tasse e contributi per tutto il 2020 e posticipandoli al 2021, con sistemi di rateizzazione di almeno 3 anni, per consentire loro di coprire i costi del personale. Non licenziare e fare investimenti per ripartire, sostenere le pmi. Su 200 miliardi solo 30 sono destinati ad essi: la quota va aumentata almeno a 80 miliardi e occorre introdurre un Fondo nazionale che eroghi contributi a fondo perduto a quelle medie e piccole imprese che vorranno investire nella riprogettazione dei propri modelli di business grazie al supporto della tecnologia.

Paola Generali, Presidente

C0NFEDERAZIONE NAZIONALE DELL’ ARTIGIANATO E DELLA PICCOLA E MEDIA IMPRESA BRINDISI

“Il Pensiero lungo…”

“…Più infrastrutture digitali, più formazione e cultura, un alleggerimento del fisco, ricucire il divario tra nord e sud soprattutto una radicale riforma per snellire le norme e la burocrazia” queste le misure necessarie a fronteggiare l’emergenza Coronavirus contenute nel comunicato della CNA. “Ricominciamo da noi, artigiani e piccole imprese”. Le principali criticità per le imprese si riassumono facilmente: troppe norme, ritardi nelle risposte alle richieste di moratoria dei finanziamenti e complicazioni per ottenere il micro credito fino a 25mila euro, e requisiti molto complicati per accedere alla sospensione dei versamenti fiscali e contributivi. La soluzioni potrebbe essere l’immediato indennizzo a fondo perduto, una indennità di mille euro mensili agli autonomi e la sospensione dei pagamenti a tutto il 2020.

Ma anche la necessità di una visione futura: E’ il momento del pensiero lungo, di mettere mano ai problemi strutturali del Paese. E’ fondamentale il rilancio delle infrastrutture.

Sonia Urbini, Direttore della Confederazione Nazionale dell’Artigianato sezione di Brindisi

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