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Nessuna truffa, funzionaria di banca assolta in appello con formula piena

Non ci fu alcuna truffa: il fatto non sussiste. La Corte d’Appello di Taranto ha assolto con formula piena una funzionaria di banca che in primo grado, il 21 aprile 2022, era stata condannata dal Tribunale di Taranto a sei mesi di reclusione in relazione alla vendita di azioni Veneto Banca, vendita risalente al 2013. La motivazione della sentenza sarà depositata, convenzionalmente, entro 90 giorni, ma l’antefatto è noto. La donna era accusata di truffa “perché in qualità di dipendente della Banca Apulia con sede a quel tempo anche a Francavilla Fontana, con gli artifici e raggiri di seguito indicati, inducendo in errore” una correntista – originaria di Sava – “circa la natura e la rischiosità della operazione finanziaria, le proponeva di investire i suoi risparmi pari ad € 4.087,00, sottoscrivendo un titolo azionario, prodotto finanziario ad alto rischio e inadeguato al profilo di investitrice della cliente (casalinga, titolare di pensione di reversibilità con scolarizzazione minima), prospettando che si trattasse di un investimento senza rischi e capitale garantito, così procurando consapevolmente all’istituto di credito un vantaggio ingiusto, con danno della persona offesa che vedeva vanificato il capitale e alla quale veniva negato il chiesto rimborso”.

La dipendente dell’istituto di credito avrebbe, secondo il giudizio di primo grado, conosciuto i rischi ai quali poteva essere esposta la risparmiatrice. Tesi del tutto ribaltata in secondo grado, dove gli avvocati Stella Cito e Franz Pesare sono riusciti a dimostrare, evidentemente, come non fosse così. La Corte (presidente Antonio Del Coco) ha riformato in toto la sentenza con la quale peraltro la dipendente della banca era stata condannata a pagare una provvisionale, le spese legali e a risarcire i danni da quantificare in sede civile.

Nulla di tutto ciò, secondo la Corte, che ha anche disposto l’eliminazione delle statuizioni civili del Tribunale. Per conoscere le ragioni dell’inversione di rotta, sarà necessario apprendere la motivazione di questa nuova sentenza, motivazione sulla scorta della quale la correntista potrà decidere di ricorrere in Cassazione ma stavolta soltanto per ragioni di legittimità. Il caso Veneto Banca intasa ancora oggi le aule di giustizia, dato che a suo tempo e in tutt’Italia numerosissimi risparmiatori si ritrovarono non solo senza gli emolumenti ma soprattutto senza quesi risparmi vincolati a “promesse” economico-finanziarie rivelatesi senza alcuna prospettiva di guadagno. Sono stati e potrebbero essere tanti i casi ai quali la giustizia darà, come si suol dire, ragione. In un senso o nell’altro, ma pur sempre di ragione giudiziaria si tratterà. Come in questo caso: inizialmente aveva avuto ragione la risparmiatrice, poi la banca.

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