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Dimensionamento scolastico: né vincitori né vinti, a Francavilla resta tutto com’è. Si è solo preso tempo, Anp contrariata: “Zampino della politica”

Né vincitori né vinti. La situazione degli istituti superiori di Francavilla Fontana resta, per ora, quella che è stata finora: i tre dirigenti scolastici e i loro dirigenti amministrativi rimangono saldi al loro posto. Si tratta, comunque, di una situazione transitoria che andrà risolta probabilmente per il prossimo anno. Il dimensionamento, insomma, andrà fatto con buona pace di proteste e protestanti e a prescindere degli umori o malumori di personale scolastico, studenti, genitori e politici locali. Sorgerà con ogni probabilità il tanto vituperato polo liceale (con accorpamento di Classico e Scientifico, anche di Oria) e sorgerà anche il polo dei tecnici. Sul caso, con una lunga e articolata nota che cita proprio il caso Francavilla, si è espressa anche l’Anp Puglia – Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola per bocca del suo presidente Roberto Romito:

Deliberato il dimensionamento di 44 scuole per l’anno 2024/2025, ovvero: quando la politica ci mette lo zampino…

O non dovremmo meglio dire, lo zampone? Del gustoso alimento rappresentativo del capodanno italian style si sa che però è meglio non abusare, pena l’indigestione…

Scherzi a parte, un fatto eminentemente tecnico come la distribuzione sul territorio degli uffici dirigenziali scolastici (mica stiamo parlando delle basi militari o dei depositi di scorie nucleari …) è diventato oggetto di contesa politica accesa praticamente in tutto il Paese e particolarmente qui da noi.

Comuni, sindaci, assessori, amministratori di provincia, Regione, sindacati del personale scolastico particolarmente politicizzati, ne hanno fatto (e ne continueranno a fare) oggetto di prevalente scontro, solo parzialmente calmierato da un intervento governativo dell’ultim’ora di cui diremo dopo: ma si sa che un inserimento ad hoc nel decreto “milleproroghe” di fine anno non si nega a nessuno…

Per parte nostra, dopo aver espresso più volte e in più occasioni e a tutti i livelli il nostro pensiero in merito, ci teniamo ai fatti (e ai numeri, che sono il sale della realtà) e proviamo a metterli in ordine mostrando e commentando qualche dato.

Ma ci vuole molta pazienza, perché si tratta di un ragionamento lungo e complicato… Chi vuole solo sapere il risultato finale senza fare la fatica di capire come ci si è arrivati, può anche chiudere qui la lettura: si dovrà accontentare degli slogan di protesta e delle proprie impressioni…

La legge vigente (quella di bilancio approvata a fine 2022 dal Parlamento su impulso dell’attuale Governo) ha cambiato totalmente il concetto di dimensionamento scolastico: non più scuole di serie A (quelle con numero di alunni di 600 o più) che possono avere un preside pleno jure e di serie B (le altre) che non lo possono avere e vanno in reggenza. Tutte le scuole autonome funzionanti in una regione indipendentemente dal numero di alunni che le frequenta, dice la legge realizzando un’antica richiesta di ANP, devono avere un dirigente titolare stabile (e, parimenti, un DSGA). Si eliminano così tendenzialmente le reggenze, come vuole anche il PNRR, che pongono ai dirigenti interessati (qui da noi ce ne sono ora ben 66, quasi il 12% del totale) difficoltà conseguenti alla duplicazione delle loro funzioni, da svolgersi due volte in due posti diversi e con due diverse tipologie di soggetti: devono fare “due di tutto”, come diciamo sinteticamente noi.

Con grande dispendio di energie per la governance scolastica che potrebbero essere meglio indirizzate, invece, al miglioramento dell’offerta formativa nell’interesse del servizio scolastico e dei cittadini che ne usufruiscono, ossia degli alunni e delle loro famiglie. E il cui costo è pagato, peraltro, con un pezzo dei fondi contrattuali della dirigenza tutta, che potrebbe aver migliore e più equo indirizzamento retributivo…

Essendo adesso 627 gli uffici dirigenziali scolastici (che coincidono con altrettante scuole intese come unità amministrative composte da più plessi ed edifici fisici) con 571 dirigenti in servizio che se le dividono, tale numero, secondo legge e conseguente decreto interministeriale, dovrà scendere a 569 per il prossimo anno 2024/2025.

Occhio: ciò non vuol dire che si dovranno licenziare 2 dirigenti (571 meno 569) perché nel frattempo matureranno la pensione almeno 20 di loro: e sono solo quelli che saranno pensionati d’ufficio per raggiunti limiti di età, cui potrebbero aggiungersi anche altri che si dovessero avvalere di altre forme di pensionamento. Quindi ci sarà da assumere, o sarà possibile far rientrare in Puglia dirigenti che da anni stanno in altre regioni, per la maggior parte in quelle più lontane.

627 meno 569 fa 58, dunque: questo il numero di uffici dirigenziali (presidenze scolastiche) da ridurre. Come farlo? Regione Puglia, fiera avversaria della legge (di cui ha proposto con due altre regioni l’abrogazione davanti alla Corte Costituzionale, che ha però recentemente respinto i ricorsi) ha puntato sin da luglio ad una operazione di accorpamento centrata esclusivamente nel primo ciclo di istruzione (infanzia, elementari e medie), senza intervenire affatto nel secondo (scuole superiori), anche per le fortissime opposizioni politiche tendenti a lasciare invariate le cose come stavano manifestatesi in importanti e decisive sedi locali (si sono particolarmente distinti in questo immobilismo il Comune e la Città Metropolitana di Bari, sul cui territorio insiste quasi il 40% di tutta la scuola pugliese).

Era evidente che concentrando le riduzioni sul settore più popolato di alunni (le scuole del primo ciclo includono una “leva” di ben 11 classi di età contro le 5 del secondo) gli accorpamenti avrebbero generato molte nuove scuole con elevato numero di alunni (da circa 1.450 a 1.750 in almeno 16 situazioni territoriali, la metà delle quali in provincia di Bari), la cui criticità gestionale per il dirigente non risiede tanto nel numero di alunni in sé bensì nel fatto che – per una perversa modalità di attribuzione del personale non docente alle scuole – quelle con 1200 alunni hanno lo stesso numero di collaboratori scolastici di quelle con 1.750.

Ricordiamo che i collaboratori sono addetti principalmente a pulizie e vigilanza, soprattutto, ma anche ad assistenza ad alunni disabili ed altre mansioni esecutive. Di qui la considerevole (e comprensibile) opposizione dei sindacati che rappresentano tale personale, nonostante la loro affinità “politica” con Regione Puglia sul piano del contrasto alla legge, anche da loro fieramente avversata.

Se, come si disse quindi a luglio nelle prime riunioni da parte di tutti i sindacati (noi inclusi), si fosse operata qualche riduzione anche nel secondo ciclo di istruzione, questo problema delle mega scuole nel primo si sarebbe potuto fortemente limitare: e ce ne sarebbero state da fare, di operazioni in quel settore, visto anche che lì si concentrano molte delle scuole attualmente sottodimensionate.

Ma non solo per questo: anche per motivi di razionalizzazione e implementazione migliorativa del servizio come, ad esempio, venne proposto in prima battuta ed in controtendenza dall’amministrazione provinciale di Brindisi, su nostro impulso e con la nostra condivisione, mirando alla creazione a Francavilla Fontana di due poli scolastici, uno liceale e l’altro tecnico-professionale. Operazione qualche giorno fa disconosciuta dalla stessa provincia proponente, con una “piroetta” adottata a seguito di forti contrasti “politici” esplosi nell’ultim’ora e a cui Regione Puglia si è adeguata … niente poli a Francavilla.

Tornando ai numeri, ieri Regione Puglia ha deliberato 44 accorpamenti di scuole*, 42 nel primo e solo 2 nel secondo ciclo di istruzione (uno nella città di Taranto ed uno in quella di Foggia).
Ne mancherebbero 14 per arrivare a 58. Come mai ciò è stato possibile?


In questo consiste proprio il “regalino” governativo di fine anno (vedi decreto “milleproroghe” ancora non pubblicato in Gazzetta) che permette alle regioni di rinviare per un altro anno (quindi fino al 2025/2026) un massimo del 2,5% di accorpamenti sul totale del numero di scuole che era previsto dovessero funzionare nel 2024/2025.

Tradotto: il 2,5% di 569 fa 14 (i decimali non contano, ovviamente). Che è proprio il numero di accorpamenti “mancanti” nella delibera di ieri della Giunta Regionale. C’è da aggiungere che il “milleproroghe” prevede che queste 14 scuole “salvate” dovranno essere identificate (entro il 1 marzo) con nome e cognome da parte della Regione stessa perché su di esse non potranno essere effettuate nuove assunzioni né trasferimenti di dirigenti da fuori regione.

Ciò significa che nel 2024/2025 avremo in Puglia 569 più 14, ossia 583 scuole, con 561 dirigenti persone fisiche calcolabili ad oggi: altre reggenze da conferire quindi, alla faccia del PNRR. Il surplus delle 14 scuole è solo virtuale e temporaneo, per quanto appena detto. Rimane così sospesa per un altro anno ancora la sorte di alcune decine di uffici dirigenziali.

Nell’anno successivo (2025/2026) si dovrà provvedere a ripristinare i numeri previsti da legge e decreto: e pensiamo che l’unico modo per uscire dall’impasse delle paventate mega scuole (istituti comprensivi di troppo grandi dimensioni) sia solo quello di pensare seriamente e costruttivamente alla razionalizzazione nel secondo ciclo di istruzione, senza più “santuari” intoccabili …

In sintesi, ha prevalso l’italica tendenza a rimuovere i problemi rimandandone la soluzione ad altra e futura epoca (e ad altri?). E, qualcuno di certo segretamente se lo sta augurando, magari con ulteriori e più sostanziosi annacquamenti e rinvii… Ciò dovrebbe però essere difficile, viste le scadenze del PNRR. Ma siamo sotto il cielo…

Per il momento, rimarcando la nostra disponibilità ad una soluzione costruttiva di questo come degli altri problemi della nostra travagliata scuola, non ci rimane che porgere a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di seguirci fin qui i nostri migliori e più sinceri auguri per un Felice Anno 2024.

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