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Da un ingegnere di Oria la soluzione per vivere su Marte: e la NASA lo premia

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LavaHive

Se un giorno l’uomo riuscirà a vivere su Marte, anche se non per passarci il fine settimana, ma per studiare i misteri del pianeta rosso, una parte di merito ce l’avrà anche lui. E lui è Francesco Spina, giovane ingegnere aerospaziale di Oria, in forza presso lo European Astronaut Centre (EAC) dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) di Colonia, in Germania. Spina fa parte di un team (14 componenti provenienti da nove nazioni Europee, incluso lui dall’Italia) che è stato recentemente insignito di un prestigioso premio della NASA. Con il suo team Francesco Spina ha preso parte alla “3D Printed Habitat Challenge”, la quale aveva come scopo il progetto di soluzioni innovative per un habitat per Marte.

Francesco Spina
Francesco Spina

Piú di 160 team, provenienti da tutto il mondo, hanno presentato il loro progetto. E quello del giovane ingegnere oritano, LavaHive, è stato selezionato per la finale. L’ultima tappa si è consumata alla fine di Settembre. Spina e altri 4 componenti del team sono volati a New York dove, durante la New York Maker’s Faire 2015, sono stati insigniti del Terzo premio: unico team non americano a vincere un premio in una competizione della NASA.

La notizia ha avuto grande risalto sui giornali e siti di tutto il mondo, ma è stata praticamente ignorata dai media italiani. Eppure quello di Spina è stato l’unico team non “stelle e strisce” a vincere un premio in una competizione della NASA. La squadra di cui fa parte il giovane ingnegnere oritano ha ricevuto i complimenti dai colleghi dell’EAC e sono stati onorati dai tweet di congratulazioni degli astronauti italiani Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano.

Ma in cosa consiste il progetto? LavaHive è un habitat modulare per Marte, costruito con tecnologia 3D-printing usando una innovativa tecnica chiamata ‘lava-casting’. L’habitat è costituito da una cupola gonfiabile trasportata dalla Terra, destinata ad ospitare aree critiche per l’equipaggio, connessa ad una serie di cupole più piccole, destinate a laboratori ed aree di lavoro. LavaHive incorpora componenti riciclati come elementi chiave del progetto, come ad esempio il riutilizzo di una parte del modulo d’atterraggio su Marte come tetto dell’habitat gonfiabile.

Il team leader, Dr. Aidan Cowley, illustra le motivazioni che sono dietro al progetto: “E’ importante che, quando andremo su Marte, saremo capaci di usare quello che è già lì per costruire e sostenere una base. Prevediamo di usare la regolite marziana come materiale da costruzione, e fare un ulteriore passo in avanti riciclando parti del veicolo spaziale che sono di solito fatte schiantare sulla superficie del pianeta, usandole, ad esempio, come tetto dell’habitat principale”. L’uso delle abbondanti risorse di materiali ed energia presenti su Marte riduce enormemente gli sforzi necessari per costruire un habitat. Questa filosofia, chiamata In-situ Resource Utilisation, potrà permettere il prossimo passo nell’esplorazione umana dello spazio, virtualmente svincolata dai limiti imposti dall’attuale approccio, nel quale tutti i materiali necessari sono lanciati dalla Terra.

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