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Marijuana per alleviare disturbi pandemici, nessuno spaccio: imprenditrice scarcerata dal Riesame

Sul finire del mese di luglio, un’imprenditrice 42enne di Carovigno era stata arrestata dai carabinieri per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. Oggi, 13 agosto, il Tribunale del Riesame di Lecce ha revocato i domiciliari nei confronti della donna, difesa dall’avvocato Pasquale Lanzillotti del Foro di Brindisi, che dunque è tornata libera. I giudici hanno condiviso le tesi difensive e ritenuto che, al di là dell’ingente quantitativo di marijuana recuperato (800 grammi circa), quella sostanza non fosse destinata allo spaccio ma al consumo personale per alleviare le conseguenze del periodo pandemico ripercossesi anche sull’attività ricettiva, ben avviata, di cui la donna è titolare insieme con un’altra familiare.

Difatti, per il Riesame non vi sono elementi che possano ricondurre a una cessione della droga: niente clienti o elenchi di clienti né prove sul cellulare, né bilancini e/ o materiale per il confezionamento. Resta in piedi il nodo della coltivazione, ma la questione potrebbe essere affrontata in separata sede ed è ben differente da quella del presunto spaccio. Il Riesame ha, infatti, trasmesso gli atti alla Procura per quanto di competenza in merito a quest’ultimo aspetto. La donna è quindi tornata libera: non era una spacciatrice, come da lei stessa sostenuto. La marijuana in suo possesso era stata raccolta da nove piante da lei – come ammesso – coltivate per farne uso personale, dopo essere stata mortificata psico-economicamente dalle restrizioni da Covid-19.

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